I grillini perdono la testa È caccia ai giornalisti: «Sciacalli e puttane»

Di Maio attacca i media ed evoca le purghe: «Una legge sugli editori puri, siete una piaga»

Per il Movimento Cinque stelle ogni occasione è buona per attaccare la stampa. Le offese, ormai, sono a cadenza quotidiana. E ieri anche l'assoluzione in primo grado di Virginia Raggi è stata l'ennesima scusa per prendersela con i cronisti: «infimi sciacalli» e «puttane» sono stati alcuni degli epiteti rivolti alla categoria dopo la decisione della Procura di Roma.

In prima linea, a rendere ancora più paradossale la vicenda, Di Maio e Di Battista. Il primo è a tutti gli effetti un giornalista. Iscritto all'ordine della Campania, nell'elenco pubblicisti, dal 4 ottobre 2007, quando aveva ventuno anni e collaborava con un periodico locale del napoletano. Alessandro Di Battista, invece, non ha mai preso il tesserino, pur avendo collaborato con il Blog di Grillo prima di entrare in politica. E ora, finita l'esperienza a Montecitorio, è tornato a scrivere. Ha strappato un «bel contratto» (ipse dixit) per Il Fatto Quotidiano con il compito di produrre reportages dall'America Latina.

Appresa la notizia dell'assoluzione della sindaca, Di Maio ha scritto: «Il peggio in questa vicenda lo hanno dato invece la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli, che ogni giorno per due anni, con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il Movimento a scaricare la Raggi». Lo sfogo è andato avanti con parole come «pagine e pagine di fake news, giornalisti di inchiesta diventati cani da riporto di Mafia Capitale, direttori sull'orlo di una crisi di nervi». Infine la minaccia: «Presto faremo una legge sugli editori puri».

Di Battista è stato ancora più duro. In un post su Facebook ha scritto: «Oggi la verità giudiziaria ha dimostrato solo una cosa: che le uniche puttane qui sono proprio loro, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà». Quindi: «I colpevoli sono quei pennivendoli che da più di due anni le hanno lanciato addosso tonnellate di fango con una violenza inaudita. Sono pennivendoli, soltanto pennivendoli, i giornalisti sono altra cosa». Anche la Raggi ha attaccato i giornalisti: «Questa sentenza spazza via due anni di fango», ha detto uscendo dall'Aula. Mentre Manlio Di Stefano, sottosegretario M5s agli Esteri ha parlato di «giornalacci».

Non si sono fatte attendere le reazioni. «Parole folli che non dovrebbero mai uscire dalla bocca di un ministro della Repubblica - ha detto il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ex M5s - Per quanto mi riguarda resto sempre dalla parte della libera stampa». Il Pd, con il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, ha commentato: «Quando il primo partito del Paese definisce in coro i giornalisti infimi sciacalli e puttane, significa che la democrazia e la libertà d'informazione sono a rischio». La deputata dem Alessia Rotta: «Se il grillino viaggiatore Di Battista pensa di avviare una campagna diffamatoria nei confronti dei giornalisti vuol dire che è stato troppo in Sudamerica. Qui gli attacchi alla libera stampa non passeranno».

Da Forza Italia, il deputato Giorgio Mulé ha affermato: «Oggi i dirigenti del M5s, umiliati dalla grande manifestazione di Torino a favore della Tav, tentano di conquistare spazi su giornali e televisioni dopo l'assoluzione di Virginia Raggi con commenti che rivelano ancora una volta quello che sono: fascisti dentro, pericolosamente fascisti». La capogruppo azzurra alla Camera Maria Stella Gelmini ha twittato: «M5s vuole ricostituire il Minculpop, la dittatura del pensiero unico».

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