Che le Ong che vanno a prendere i migranti di fronte alle coste libiche contribuissero all'incremento del numero degli arrivi sulle coste siciliane lo dicono i dati: 153mila sbarcati nel 2015, 181mila nel 2016 e un considerevole aumento dei morti in mare. Ora interviene la guardia costiera libica a fugare ogni dubbio.
«Con la loro presenza nel Mediterraneo le Ong internazionali fomentano il flusso di migranti irregolari»: l'accusa arriva da Rida Issa, responsabile della capitaneria libica. Il militare ha spiegato come la presenza delle navi Sar (search and rescue) aiuta a fare in modo che i migranti partano sui barconi ritenendo «il viaggio più facile» e meno rischioso. «Le Ong internazionali - ha proseguito - sono un segnale per i migranti che il viaggio fino in Europa è sicuro, perché sanno che non dovranno attraversare tutto il mare in piccole imbarcazioni. Questo fa in modo che il numero di migranti aumenti». La guardia costiera libica «ha espresso più volte grande preoccupazione per l'operazione Sofia (quella avviata dall'Unione europea) per questa situazione, ma non ha mai ricevuto risposta» ha detto poi.
Gli sforzi degli uomini che operano per Frontex nel Mediterraneo, per assicurare scafisti e trafficanti di uomini alla giustizia, vengono pertanto vanificati dall'operato delle Ong che, invece, incentivano le partenze. Le navi dell'operazione comandata dall'ammiraglio Enrico Credendino non entrano mai nelle acque territoriali libiche, ma vigilano costantemente per individuare i criminali a bordo dei barconi e assicurarli alla giustizia.
Anche il colonnello Ayub Kassem, portavoce della guardia costiera libica, ha confermato i sospetti: «È un diritto della Libia e una responsabilità della comunità internazionale. Non sono regali né aiuti. Queste organizzazioni si occupano solo delle loro cose e non delle cose importanti, come ad esempio che la Libia possa imporre la sovranità sulle proprie acque territoriali - ha chiarito -. La presenza di queste organizzazioni non si rende necessaria al giorno d'oggi perché i libici fanno questo lavoro da anni senza aiuti né appoggi materiali».
Insomma, ancor più di prima le finalità delle organizzazioni non governative appaiono sempre più come legate alla convenienza e al business che a mere ragioni di soccorso. A questo si aggiungono i dubbi connessi con i finanziamenti a queste realtà. Gli stessi espressi a più riprese dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro il quale, assieme ad altri tre colleghi di altrettante procure, ha aperto un'indagine sul lavoro delle Ong.
I militari della Guardia costiera libica, poi, sono stati addestrati dalle forze armate e di polizia italiane. Proprio di recente la Gdf italiana ha terminato un corso di addestramento, per cui il comportamento delle Ong stona con la missione portata avanti dal governo. Inoltre, la Capitaneria italiana ha reso noto in questi giorni di aver coordinato numerose operazioni con il risultato di aver salvato nelle ultime ore oltre 3mila persone.
Che le Ong si addentrino in acque libiche non è un segreto.
Oltre all'ammissione di Medici senza frontiere, che ha spiegato che le sue navi hanno solcato il confine marittimo per cinque volte, infatti, la conferma arriva dai sistemi di rilevamento gps a portata di tutti. Basta una semplice app per risalire ai movimenti delle navi Sar. Operano tutte a poca distanza dalla Libia. Nessuna, comunque, oltre le 20 miglia dalla terraferma. A pensar male si fa peccato.
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