Coronavirus

I medici: ospedali ancora sovraccarichi. Se si allenta ora ci sarà la terza ondata

Il grido d'allarme dei camici bianchi: niente eccessi a Natale perché a gennaio arriverà anche il picco dell'influenza

I medici: ospedali ancora sovraccarichi. Se si allenta ora ci sarà la terza ondata

L'epidemia rallenta ma nella trincea degli ospedali la pressione è ancora pesantissima. Tra i medici in prima linea cresce il malessere per quella che viene giudicata indifferenza e sottovalutazione rispetto alla situazione che si vive quotidianamente nelle corsie degli ospedali. In vista della scadenza del Dpcm il prossimo 3 dicembre e di fronte alle ipotesi di riaprire le piste da sci, i centri commerciali e allargare le maglie delle misure di contenimento i camici bianchi uniti si dicono «amareggiati per il dibattito in corso su riaperture che, sotto le pur comprensibili esigenze dell'economia, celano sottovalutazioni del rischio di una ripresa della pandemia che potrebbe sommarsi nei prossimi mesi alla diffusione stagionale dell'influenza», e con un appello scritto chiedono alla politica di «non allentare ancora una volta la guardia».

L'Intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria Anaao Assomed; Cimo-Fesmed; Aaroi-Emac; Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) ; Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn; Fvm Federazione Veterinari e Medici; Uil Fpl Coordinamento Nazionale delle Aree Contrattuali Medica;Veterinaria Sanitaria; Cisl Medici, per una volta lancia un messaggio unitario.

I medici evidenziano che «le condizioni di sovraccarico di tutto il sistema ospedaliero, con indici di occupazione delle terapie intensive e delle aree Covid particolarmente elevati, impongono di non allentare le misure restrittive della movimentazione sociale. Ricordiamo che nell'ultima settimana si sono contati oltre 200 mila nuovi casi e 4.980 decessi mentre i ricoveri con sintomi sono attualmente più di 34 mila».

Insomma da un lato ci sono i numeri, le curve, i calcoli, i decreti e le ordinanze ma dall'altro ci sono persone che lottano tutti i giorni contro una malattia che non è stata assolutamente sconfitta. E che non possono trascurare i bisogni di tutti i pazienti con altre patologie.

«Il personale sanitario, impegnato quotidianamente, 7 giorni su 7, di giorno e di notte, nella lotta contro la pandemia da Sars-CoV-2, si trova ad affrontare criticità di ogni tipo dovute al sovraffollamento degli ospedali, che con la seconda ondata interessa tutta la penisola - proseguono i camici bianchi- Ogni allentamento delle restrizioni potrebbe, quindi, mettere a rischio tanto la vita dei pazienti affetti da Covid19 quanto la salute dei pazienti con altre patologie, la cui prevenzione e cura rischia di essere per la seconda volta sacrificata a causa di una generale sottovalutazione del rischio della ripresa pandemica, sulla quale i medici e i dirigenti sanitari avevano lanciato tutti gli allarmi possibili già durante l'estate».

La prima ondata ci ha insegnato che «i tempi di insorgenza delle manifestazioni cliniche successive al contagio impattano con numeri enormi per circa un mese dalla comparsa dei focolai sul sistema ospedaliero, sin dalla sua interfaccia territoriale 118, passando dai Pronto Soccorso, per arrivare ai reparti Covid e fino all'ultima frontiera delle rianimazioni». Insomma non è ancora il momento di ammorbidire le misure.

Per questo l'Intersindacale medica chiede al governo di ascoltare chi lavora «senza tregua nell'emergenza territoriale e negli ospedali» sottolineando il rischio di una sottovalutazione «di una ripresa della pandemia che potrebbe sommarsi alla diffusione stagionale dell'influenza».

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