I numeri "inesorabili" che stanno incrinando l'asse Di Maio-Salvini

Vacilla l'intesa sulle vicepresidenze: M5s vuole Montecitorio per la campagna sui vitalizi

I numeri "inesorabili" che stanno incrinando l'asse Di Maio-Salvini

«I numeri sono inesorabili». Davanti all'ingresso degli uffici del gruppo parlamentare Pd del Senato, Matteo Renzi si ferma a fare di conto. D'altra parte, sia sul fronte del M5s che del centrodestra la partita si gioca tutta lì, su quanti sono i parlamentari che servono per raggiungere la fatidica maggioranza che possa dare il via ad un governo. Un tema centrale, al punto che Luigi Di Maio e Matteo Salvini si rimbalzano proprio su questo accuse e illazioni. Nonostante le numerose telefonate di questi giorni e gli sms di ieri, infatti, l'accordo sulle presidenze delle Camere - che comprendeva anche la composizione degli uffici di presidenza - sembra essere compromesso. I Cinque stelle, infatti, oggi vorrebbero forzare la mano a Montecitorio e portare a casa un vicepresidente e un questore pur avendo ottenuto l'elezione di Roberto Fico alla presidenza della Camera. L'intesa tra Di Maio e Salvini - con la telefonata tra i due che raccontano sia stata fatta a Palazzo Grazioli alla presenza sia di Silvio Berlusconi che di Giorgia Meloni - prevedeva invece che non andasse alcun vicepresidente ai partiti che esprimevano il presidente. E quindi il M5s alla Camera e Forza Italia al Senato sarebbero dovuti restare fuori dalla partita. Il punto, però, è che i Cinque stelle vogliono a tutti i costi avere la maggioranza relativa all'interno delle ufficio di presidenza di Montecitorio (composto da presidente, quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari d'aula), così da poter aprire il fronte contro vitalizi e sprechi senza troppi intoppi. Anche perché, spiegano dall'entourage di Di Maio, se si tornasse al voto a breve è proprio da qui che ricomincerebbe la campagna elettorale grillina.

Il cambio di rotta del M5s non ha ovviamente fatto piacere a Salvini che si è ritrovato con gli alleati che gli hanno chiesto conto del perché Di Maio non rispettasse i patti. In particolare Fratelli d'Italia, visto che oggi alla Camera è il loro vicepresidente in pectore - Edmondo Cirielli - a rischiare di rimanere impallinato. Acque agitate nel centrodestra, dunque. Ma anche tra i leader di M5s e Lega. «Ma da solo Di Maio dove va... Voglio vederlo trovare 90 voti in giro, che dalla sera alla mattina si convincono», la butta lì Salvini nel Transatlantico del Senato. In effetti, se davvero i Cinque stelle vogliono fare a meno del centrodestra alla Camera hanno bisogno di almeno 90 deputati per avere la maggioranza alla Camera. Insomma, aggiunge il segretario della Lega, «50 voti sono molti meno di 90». Tanti, infatti, ne servirebbero al centrodestra che a Montecitorio conta su 261 deputati. La replica di Di Maio non si fa attendere: «Vuole fare il governo con i 50 voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri!».

Lo stallo, insomma, appare evidente. Con Di Maio che prova senza successo ad aprire al Pd. È in questo senso che in molti leggono l'elezione della orlandiana Anna Rossomando alla vicepresidenza del Senato.

Ma sul punto Renzi non ci sente e, probabilmente, non ci sentirà mai. «Per un governo M5s-Pd - dice Renzi - servono cento deputati, cioè il 93% del gruppo parlamentare del Pd. Ora davvero pensate che mi seguiranno solo il 7% dei deputati?».

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