I sospetti nel centrodestra: il premier tenta di dividerci

Tajani: "Collaborare non è prendere caffè a Palazzo Chigi, uniti a Lega e Fdi". Salvini: noi costruttivi

I sospetti nel centrodestra: il premier tenta di dividerci

Il centrodestra sfoggia compattezza all'indomani dell'intervista di Giuseppe Conte al Giornale, nella quale il presidente del consiglio separa la collaborazione istituzionale di Forza Italia dalle posizioni oppositive di Lega e Fratelli d'Italia. «Ho apprezzato l'atteggiamento costruttivo e responsabile di Forza Italia, tanto nell'emergenza coronavirus quanto nei rapporti con l'Europa. All'interno della Lega e di Fratelli d'Italia mi sembra non vi siano univoche visioni sugli atteggiamenti da tenere in questa fase. Attendiamo le posizioni definitive e i comportamenti conseguenti» le parole di Conte.

È per primo il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, a mettere in guardia dal rischio che la collaborazione di cui parla Conte sia poco concreta. «Collaborare non è andare a prendere un caffè a Palazzo Chigi - attacca Tajani -. Noi siamo collaborativi perché abbiamo risposto all'appello del capo dello Stato all'unità. È il governo a non essere collaborativo. Non hanno accolto la stragrande maggioranza degli emendamenti, hanno posto la fiducia e ciò significa che non volevano discutere con noi di contenuti. Non vogliono collaborare, questa è la verità. Noi continuiamo a fare proposte, perché i conti si faranno alla fine dell'emergenza e non adesso che continuiamo ogni giorno a contare i morti. Ma il centrodestra non si divide su questo. Siamo e restiamo uniti, decideremo tutto insieme». Quanto ai temi europei e all'apertura sul ricorso al Mes, Tajani replica che «è solo una piccola parte degli interventi europei» e che «finché non vedremo l'accordo, c'è poco da commentare». Tajani è critico anche sulla politica estera del governo: «I nostri alleati sono gli Stati Uniti e non la Cina».

Anche Giorgia Meloni, presidente di Fdi, fa le proprie rimostranze sulla politica di Palazzo Chigi, sottolineando le promesse finora disattese: «Il governo Conte è composto da 65 membri tra premier, ministri, viceministri e sottosegretari. A costoro si aggiungono staff e dirigenti di ogni ordine e grado... Non solo: abbiamo anche ben 15 task force. Che fa questo esercito di persone? A oggi del famigerato decreto Aprile, annunciato a marzo insieme al Cura Italia, non c'è ancora traccia: perché? Famiglie e imprese aspettano». Meloni torna a mettersi di traverso sul ricorso al Fondo salva Stati: «Sul Corriere della sera il direttore del Mes conferma quel che abbiamo denunciato in queste settimane». E cioè, dice, che dopo un anno, mentre saremo impegnati a restituire i soldi, scatteranno le rigide condizionalità: «Ci attirano nella trappola per topi e tra un anno scatta la tagliola».

Matteo Salvini, per parte sua, continua ad attaccare sul tema dell'immigrazione, criticando l'ex ministro dell'Interno, il dem Marco Minniti, che invita a regolarizzare gli immigrati, spiegando che «non è agli stranieri che facciamo un favore ma all'Italia» e che «un Paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità, irrintranciabili». Il segretario della Lega si spinge a ironizzare: «Proprio le priorità che hanno in mente gli italiani». Poi, sulla questione del tipo di opposizione, replica a Conte che definisce «costruttiva» solo l'opposizione azzurra.

E sostiene che «le proposte che facciamo al governo sono sempre costruttive». Ribadisce il progetto di pace fiscale: «La sospensione degli adempimenti fiscali decisa dal governo deve essere trasformata in cancellazione».

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