«Dopo le elezioni europee cambierà tutto». Così vaticinava a fine novembre il vicepremier Luigi Di Maio. Il che a dar un'occhiata ai sondaggi usciti ieri può anche esser vero, ma non necessariamente giocherà a favore dei 5 Stelle. Anzi a ben vedere il buon Di Maio farebbe meglio a preoccuparsi. E non solo perché le 5 Stelle appaiono, se non cadenti, perlomeno tremule mentre la Lega vola, ma anche perché il complessivo successo populista rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro capace di allargare e rafforzare il fronte tenuto dall'alleanza popolar-socialista. Per non parlare delle difficoltà che i 5 stelle potrebbero trovare a formare un gruppo autonomo dopo la scomparsa, a causa della Brexit, degli euroscettici inglesi dell'Ukip con cui Di Maio e compagnia s'erano alleati nel 2014.
Ma partiamo dal risultato complessivo. Qui il risultato più deludente per chi s'illudeva di poter «cambiare tutto» sarà l'allargamento della maggioranza pronta a sostenere i popolari europei. Se gli eurodeputati di Macron, liberali europei e verdi accetteranno, come si prevede, di compensare le emorragie attribuite dai sondaggi a popolari e socialisti la maggioranza faticherà a trovare una linea comune, ma si trasformerà in una barriera numericamente insormontabile per lo schieramento euroscettico. Oltre ad esser assai più ampio, il fronte anti-sovranista minaccia di rivelarsi assai più rancoroso e meno disponibile a compromessi. Una prospettiva non incoraggiante per l'Italia gialloverde viste le conseguenze del durissimo scontro sulla Finanziaria e del più recente testa a testa con la Francia. Ovviamente c'è anche la possibilità che Matteo Salvini, impegnato da tempo a tessere una tela europea, faccia il miracolo e convinca l'ungherese Viktor Orban e i 24 eurodeputati attribuitigli dai sondaggi ad abbandonare l'alleanza con il Partito Popolare convincendoli a sedersi al fianco della Lega e del Front National francese. Una mossa del genere farebbe saltare tutti gli equilibri, ma renderebbe ancora più precaria la situazione dei 5Stelle costretti a misurarsi con un Salvini «dominus» incontrastato dello schieramento euroscettico.
Anche senza gli imprevedibili «miracoli» di Matteo Salvini, i sondaggi diffusi ieri rappresentano comunque un bel grattacapo per Di Maio e soci. Il 25 per cento attribuito loro segnala un calo di oltre il sette per cento rispetto alle parlamentari dello scorso marzo a fronte di una Lega pronta a passare dal 17 al 33 per cento, schierando all'Europarlamento una formazione della stessa consistenza di quella guidata dalla Cdu di Angela Merkel. Come dire che la Lega rappresenterà, grazie alla sua massa, l'indiscusso asse attorno a cui graviteranno tutte le forze della destra euroscettica. I Cinque Stelle dovranno invece accontentarsi di alleanze marginali come quelle concordate a gennaio con il partito finlandese Liike Nyt, i croati dello Zivi Zad e i polacchi del Kukiz'15.
Alleanze che comunque non bastano a garantire quello schieramento di sette formazioni indispensabili a dar vita ad un gruppo parlamentare. Impresa resa ancor più difficile dai non facili rapporti con l'Adf tedesca che, pur alloggiando negli stessi scranni dei 5s, non esitò a bocciare la Finanziaria proposta dal governo gialloverde.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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