Centro semideserto di Milano. Tabaccaio boccheggiante, appoggiato al bancone. Entra un acquirente: «Scusi, mi può dare un pacchetto di sigarette?». «Ecco». «No, guardi, non mi dia questo con l'uomo che si contorce sul letto perché è diventato impotente, stasera esco a cena con una donna e non mi pare di buon auspicio. Preferisco quello con l'occhio, è più sobrio». Sembra un dialogo tra mercanti di organi, ma è solo un estratto di vita quotidiana che ricorda una celebre barzelletta.
Fatta la legge, trovato l'inganno. E creato il business. I lettori con il vizio delle sigarette si saranno accorti che da qualche settimana i pacchetti sono funestati da immagini terrificanti. Corpi deformati dalle malattie, occhi spenti dalla cecità, arti in cancrena, trachee perforate, denti corrosi, cadaveri attorniati da parenti disperati. E poi, appunto, un colpo sotto la cintola: un uomo che si contorce nudo tra le lenzuola dopo un presunto fallimento sessuale per colpa di qualche tiro di troppo. Colpo bassissimo. Una galleria degli orrori. Un pugno nello stomaco di ogni tabagista. Un modo, un po' violento, per ricordare ai fumatori le malattie che rischiano di contrarre. Nulla di nuovo. In molti Paesi vigono norme ancora più stringenti, il governo italiano ha semplicemente recepito una direttiva europea.
Riusciranno queste immagini a spegnere i rotolini di tabacco degli ultimi irriducibili? Non si sa, le statistiche sono incerte e alcuni studiosi di neuromarketing arrivano a sostenere che possano addirittura sortire l'effetto opposto.
Di sicuro questa legge ha acceso la scintilla del «genio» italico. Quel «genio» che, davanti a un impedimento, riesce sempre a trovare una via di fuga. Un'alternativa. Un escamotage. È un po' come la storia delle t-shirt con disegnata la cintura di sicurezza per ingannare i vigili urbani. Non si è mai capito se fosse una bufala. Ma era così perfettamente verosimile da essere passata direttamente dalle pagine di cronaca ai libri di storia. Ecco, in questo caso, invece, è tutto vero. È imbarazzante andare in giro con pacchetti che sembrano ispirati a esami autoptici?
E allora basta vestirli, i pacchetti. Così, sui banconi dei tabaccai, hanno iniziato a comparire «abiti» con cui mascherare le confezioni di tabacco. Sono portapacchetti, più che portasigarette; dei cappottini, dei niqab dietro i quali nascondere l'orrore delle immagini, aggirare la legge e magari esorcizzare anche la paura. Sia chiaro: tutto rientra nella legalità, una volta acquistate, le sigarette si possono mettere dove pare e piace.
Ed è proprio in questo cono d'ombra che qualcuno ha pensato di accendere un business. I più economici costano 50 centesimi e sono di cartoncino disegnato. Si può scegliere tra varie fantasie: ci sono quelli con gli animaletti, quelli con le stampe orientali e quelli con i vestiti. C'è la felpa per chi ha uno stile sportivo, la cravatta per i più tradizionalisti e per le serate di gala persino uno smoking da dandy. È l'outfit del pacchetto. Ma la varietà è infinita, per tutti i gusti. Per i più esigenti ci sono anche quelli di plastica colorata: resistenti e con incorporato un comodo porta accendino. Poi si passa ai classici modelli lussuosi, in tessuto o in pelle. Un commercio che sembra prendere sempre più piede. Perché i fumatori saranno anche degli immarcescibili autolesionisti, degli incoscienti che giorno dopo giorno comprano a rate un pezzo della loro fine, ma non ci stanno a passare per fessi: sono tra i più grandi contribuenti dello Stato (grazie alle stratosferiche accise) e lo Stato, oltre a sbertucciarli pubblicamente, ora li vuole pure costringere a circolare con questa orrida lettera scarlatta stampigliata sul pacchetto.
Il risultato? I pacchetti «incappottati» coprono sia le immagini che i macabri avvisi che da anni mettono in guardia sui pericoli delle sigarette. E così - per eccesso di zelo - dieci anni di guerra al tabacco vanno in fumo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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