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I vicepremier ai ferri corti. Separati pure sull'economia

Tensione su Tav e droga. Salvini preoccupato dai conti Ma la «tattica della baraonda» può durare fino a maggio

I vicepremier ai ferri corti. Separati pure sull'economia

Ogni benedetto giorno è buono per mettere in scena l'ormai collaudato canovaccio del braccio di ferro. Una volta sulla Tav, un'altra sulle trivelle o il Tap, per poi passare all'immigrazione o, magari, alla liberalizzazione delle droghe leggere. Ce n'è per tutti i gusti, anche perché di qui in avanti Matteo Salvini e Luigi Di Maio proveranno a capitalizzare l'azione di governo in vista di quello che si annuncia come un vero e proprio tour de force elettorale. Si parte il 10 febbraio con le regionali in Abruzzo, a seguire il 24 febbraio si vota in Sardegna, mentre il 26 maggio - insieme alle elezioni Europee - dovrebbe toccare a Basilicata e Piemonte. Poi sarà la volta anche di Emilia Romagna e Calabria, oltre che di quasi quattromila Comuni tra cui 26 capoluoghi di provincia. Insomma, una tornata elettorale di tutto rispetto.

Le tensioni, dunque, continueranno ad essere all'ordine del giorno, con il rischio che poi davvero il banco possa saltare, magari non per scelta consapevole ma come conseguenza imprevista. In Transatlantico e nelle conversazioni private, i big della Lega lo ripetono senza troppi giri di parole. «Questi sono pazzi» oppure «questi sono incapaci»: sono le due frasi più gettonate tra quelle che vengono riservate agli alleati grillini. Il livello di insofferenza, insomma, è sempre più alto. Anche tra uomini vicinissimi a Salvini, come il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana o il titolare delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio. Entrambi parlano apertamente del governo come se si fosse ormai ad un passo dalla crisi. Il punto, però, resta quello delle settimane scorse. Salvini, infatti, continua a lasciar intendere di non essere più disposto a tollerare la difficile convivenza con Di Maio, soprattutto ora che anche il premier Giuseppe Conte sembra essersi messo in moto per fare sponda al M5s (come accaduto recentemente sui migranti). Però per il momento si continua a restare sul piano delle schermaglie. Come è accaduto ieri sulla Tav o sulla cannabis. Per quanto riguarda la prima, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha fatto sapere che «va ridiscussa», mentre Salvini ha confermato che la Lega scenderà in piazza perché è «per l'Italia dei sì». Per quanto riguarda la seconda, invece, il leader del Carroccio ha puntato il dito contro una proposta di legge del M5s a favore della depenalizzazione delle droghe leggere assicurando che «non passerà mai».

Al di là dei battibecchi, insomma, il rischio è che il braccio di ferro diventi cronico, soprattutto se Salvini non trovasse il coraggio per arrivare fino allo strappo (cosa che evidentemente Di Maio non farà mai, visto che i sondaggi continuano a quotare il M5s inesorabilmente in discesa). D'altra parte, quando uno arriva a commentare gli indicatori economici sfavorevoli (ieri la produzione industriale e l'Istat) vagheggiando che «siamo alle soglie di un nuovo boom economico come negli Anni Sessanta» è evidente che sta iniziando a perdere colpi. Non è un caso che Salvini abbia avuto un approccio decisamente più realistico: se ci sarà la crisi - dice - l'Italia si farà trovare preparata.

Il punto, però, è che il leader della Lega - forte proprio dell'estrema debolezza di Di Maio - potrebbe alla fine decidere di non dare corso alle minacce di queste settimane. È vero che arruolare responsabili per un governo post Conte non sarebbe un problema, ma perché rischiare se il M5s è in questo stato di totale prostrazione? Ecco, questo è il timore che paventa qualcuno in Forza Italia, soprattutto chi non si fida delle ambasciate concilianti che arrivano dalla Lega. D'altra parte, questo continuo evocare la crisi - a più riprese proprio da chi sta al governo - rischia di avere come effetto proprio quello di rafforzare l'esecutivo. La tattica della baraonda continua, insomma.

Con cui si distrae l'elettorato e si arriva velocemente alle elezioni Europee del 26 maggio.

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