Ilva, Conte nell'angolo rigioca la carta "scudo" I pm: indiani senza soldi

La Procura rivela: le risorse per Taranto? Già finite. E avanza l'ipotesi nazionalizzazione

Ilva, Conte nell'angolo rigioca la carta "scudo" I pm: indiani senza soldi

Il governo torna sui propri passi e per convincere Arcelor Mittal apre alla reintroduzione dello scudo penale. Nella tarda serata di ieri, nel nuovo incontro decisivo con la multinazionale (ancora in corso mentre il Giornale andava in stampa), il premier Giuseppe Conte avrebbe assicurato ai vertici del gruppo Lakshmi e Aditya Mittal, il ripristino delle tutele legale. Con il premier, i ministri dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e dell'Economia, Roberto Gualtieri. Una concessione fallimentare per il governo a trazione 5Stelle che ha fatto dell'eliminazione dello scudo penale un punto d'onore fino a ieri. E un grosso «sforzo» per la tenuta del governo che avrebbe però il suo contraltare. In cambio, Arcelor Mittal deve rispettare gli impegni presi con il contratto e restare a Taranto sospendendo il procedimento di revoca. E poi? La trattativa procederà nei prossimi giorni con una serie di incontri che potrebbero andare avanti fino a lunedì: si lavora sul nodo esuberi (con eventuale Cig) e sull'eventuale partecipazione dello Stato al nuovo piano industriale. Con un impegno, per procedere a passo veloce verso la decarbonizzazione dell'acciaieria. Ma se con Arcelor ci fosse un nuovo strappo, l'esecutivo è pronto a mettere subito in campo il piano B, con la nomina di un commissario e una nazionalizzazione ponte mentre va in scena la «battaglia giudiziaria del secolo» per un risarcimento miliardario.

Soldi che servirebbero a Taranto visto che Ilva versa in una «disastrosa condizione economica» e si avvia a chiudere il 2019 «con una perdita di 700 milioni». Una fotografia rivelata dagli atti giudiziari e dalle dichiarazioni di Steve Wampach, cfo di ArcelorMittal Italia (che ha alzato il velo dello stato economico) e di Claudio Sforza, dg di Ilva sentito come testimone dai pm milanesi. «In più riunioni tenute da settembre a oggi, sia il precedente ad Mathieu Jehl, sia il nuovo ad Lucia Morselli, hanno dichiarato che la società aveva «esaurito la finanza dedicata all'operazione», spiega Sforza aggiungendo che al Mise l'ad Morselli parlò anche di «disastrosa crisi economica». Quanto al pagamento dei creditori, Wampach sottolinea che «stanno avvenendo ma con ritardo. Ad oggi abbiamo circa 130 milioni bloccati».

Insomma, un quadro che svela le ragioni della fuga della multinazionale da Taranto, un passo indietro legittimato dall'eliminazione dello scudo penale, e che oggi appare come il pretesto perfetto per una fuga dai problemi economici.

Quanto ad Alitalia, l'altro dossier caldissimo, ed eternamente irrisolto nella mani del governo, ieri il premier Conte è tornato a parlare di «soluzione di mercato allo studio». Mentre la compagnia va verso l'ottavo rinvio per la creazione di una cordata che possa salvarla e rilanciarla, Conte ha «presto atto del passo indietro di Atlantia» spiegando che «ci sono soggetti che hanno fatto delle proposte, delle manifestazioni d'interesse rispondendo alla sollecitazione dei commissari: Fs, Delta, e Lufthansa», ha ribadito.

Ma proprio su Delta, dagli Stati Uniti è arrivata ieri una notizia che rischia di mettere un'ipoteca anche su un suo coinvolgimento. Secondo MF-Milano Finanza, il Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti, ha concesso l'immunità Antitrust ai componenti della jv transatlantica Blue Skies con Air France-Klm e Virgin, ma nel suo impianto originario, quello che relega Alitalia a partner secondario, con minori diritti su rotte e commissioni. La compagnia italiana dovrà uscire dalla vecchia jv, ma non è automatico un suo ingresso nella nuova alleanza.

Per ottenerla dovrà sottoporsi a un procedimento che durerà almeno 6 mesi dall'avvio della nuova jv, e che troverà di nuovo l'opposizione delle altre compagnie americane, United (alleata di Lufthansa ) e American Airlines.

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