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Ilva, è rissa nel governo. Conte vuole lo scudo. Ma Di Maio non ci sta

Tensioni e nervi tesi durante l'incontro a Palazzo Chigi tra il premier Conte e i parlamentari pugliesi del Movimento 5 Stelle per discutere di Ilva. Il presidente del Consiglio spinge per il ripristino dell'immunità, ma i grillini non ci stanno

Ilva, è rissa nel governo. Conte vuole lo scudo. Ma Di Maio non ci sta

Governo spaccato e 5 Stelle spaccati. La situazione, per il premier Giuseppe Conte, si fa sempre più difficile. Da quando è esploso il caso Ilva, il presidente del Consiglio è impegnato in una mission impossible: far convergere la maggioranza verso una posizione unitaria su Arcelor Mittal. Conte, dopo essere stato in visita a Taranto, ha deciso. "Gli anglo-indiani non possono andarsene, in ballo c'è un pezzo importante della nostra economia".

Se Pd, Leu e Italia Viva sono d'accordo con lui, si registra un Movimento 5 Stelle ad alto tasso di litigiosità. Da una parte chi, come il deputato tarantino Nunzio Angiola, insiste per ripristinare l'immunità. Dall'altra, invece, l'ex ministro Barbara Lezzi e tutti coloro che promettono che non voteranno mai lo scudo, a costo di far chiudere gli stabilimenti Ilva di Taranto, Genova e Novi Ligure.

Dopo la lettera a Repubblica per invitare i ministri a dare il loro contributo sul caso Ilva, martedì mattina il premier ha radunato a Palazzo Chigi una rappresentanza dei parlamentari pugliesi grillini. Trovare una quadra. O quantomeno aprire una trattativa. Questo lo scopo della riunione, a cui erano presenti anche i ministri Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Federico D'Incà.

Luigi Di Maio, durante la registrazione del programma "Fuori dal coro", ha dichiarato: "Piacerebbe a tanti imprenditori avere una norma come questa, ma se provochi un disastro ambientale devi pagare. Sarebbe un problema enorme per la maggioranza, se Pd o Iv presentassero emendamenti a favore dello scudo. Se cominciamo con gli sgambetti, Italia Viva è quella che ha più da perdere".

Insomma, il risultato non è stato quello voluto da Conte. Anzi, come riporta l'Huffington Post, l'incontro ha reso ancora più incandescente il clima e diviso ulteriormente i 5 Stelle. Dove prevale l'ala degli integralisti. "Niente scudo penale, né ora né mai", ha ribadito la stragrande maggioranza della quarantina di parlamentari pugliesi presenti alla riunione. Nell'orchestra grillina, tra i pochi a steccare rispetto al coro di no ad Arcelor Mittal è stato il già citato Angiola che in precedenza, ai microfoni di Adnkronos, aveva aperto all'immunità per il gruppo anglo-indiano. "Anche se, in principio, sarei contrario". In pochi condividono il suo bagno di realtà. Tra i più critici spiccano Giovanni Vianello e Gianpaolo Cassese.

Ma il vero problema è rappresentato da una pattuglia di 13 senatori, unanimi nel resistere al "ricatto" di Arcelor Mittal. "Te lo puoi scordare, Giuseppe. Non voteremo mai lo scudo. Rassegnati". Conte, un po' rassegnato lo è. Ma non si arrende, convinto ancora di riuscire a trovare il bandolo della matassa. Che, in questo caso, è la maggioranza dei voti validi. Quelli che servirebbero al governo per reintrodurre l'immunità su Ilva. E convincere gli anglo-indiani a fare un altro dietro-front. Prima, però, serve quello grillino. Tutt'altro che scontato. E il capo politico Di Maio? È defilato. Tace, pur condividendo la posizione di Lezzi.

La solita confusione.

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