Immigrazione, Merkel all'angolo: tutta Europa contro la cancelliera

Dalla Francia ai Paesi dell'Est, un coro di "no" alle politiche di accoglienza volute da Berlino. Il summit europeo di questa settimana può mettere in crisi frau Angela

Immigrazione, Merkel all'angolo: tutta Europa contro la cancelliera

In apparenza è un Consiglio Europeo come tanti altri. In verità il summit dei capi di Stato e di governo europei attesi giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles rischia di diventare la Caporetto di Angela Merkel. Una Caporetto sul fronte europeo dove Francia e Paesi dell'Est sono pronti ad opporsi a tutti i suoi piani d'accoglienza. Una Caporetto interna visto che i tedeschi attendono la batosta di Bruxelles per farle scontare l'arrivo nel 2015 di oltre un milione di profughi. Una Caporetto d'immagine per una Cancelliera che si presenterà a fianco di un premier turco considerato da molti non la soluzione, ma la causa del problema immigrazione. Ecco i tre fronti sui cui per Angela Merkel tira aria di disfatta.

Europa, il premier francese Valls alla testa dei nemici

«La Francia non s'è mai sognata di dire venite tutti». Con queste parole, pronunciate sabato alla Conferenza di Monaco sulla Siria, il premier francese Manuel Valls ha preso le distanze da tutte le richieste della Cancelliera sul problema immigrazione. Da sabato Valls è il portabandiera dei paesi decisi a sigillare la rotta Balcanica e a rifiutare sia l'accoglienza di nuovi rifugiati provenienti dalla Turchia, sia la loro ridistribuzione fra i 28 paesi della Ue. Dietro a Valls s'allineano Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria e Slovenia, ovvero i paesi dell'Est decisi ad isolare una Grecia incapace di arginare l'ondata migratoria creando un muro lungo le sue frontiere occidentali. La principale conseguenza del «no» pronunciato da Valls e dai paesi dell'Est sarà il rifiuto dei piani della Merkel per garantire l'accoglienza di una quota annua di 200/300 mila richiedenti asilo selezionati direttamente in Turchia e ridistribuiti tra i partner europei. Sia Valls, sia gli alleati dell'Est ritengono che la soluzione non garantisca la fine di quella tratta di umani che, a gennaio, ha consentito l'arrivo in Grecia di altri 60mila profughi. Valls è deciso a rinnegare anche gli accordi dello scorso autunno quando la Francia s'impegnò ad accogliere 30mila richiedenti asilo provenienti da Italia e Grecia. Accordi mai attuati, ma su cui il governo di Matteo Renzi confidava per alleggerire la pressione.

La Caporetto tedesca

Una disfatta europea della Merkel rischia di aver gravi ripercussioni sul fronte interno. La Merkel contava sugli accordi con la Turchia e sulla redistribuzione dei profughi per presentarsi ad alleati e oppositori con un piano per scongiurare l'arrivo di altri milioni di rifugiati. Senza quel piano la coalizione della Cancelliera rischia una batosta alle tre elezioni regionali previste a marzo. E Angela Merkel rischia di non riuscire a controllare la sollevazione dei suoi alleati di partito e di governo. Il suo stesso ministro degli interni Thomas de Maiziere ha dichiarato in una recente intervista a Der Spiegel che «il tempo si sta esaurendo». Horst Seehofer capo della Csu, la formazione bavarese gemella della Cdu di Merkel ha già fatto sapere di voler portare davanti alla Corte Costituzionale le politiche dell'accoglienza decise dalla Merkel. E il milione di profughi entrato in Germania incomincia a preoccupare persino la sinistra social democratica. «Dobbiamo chiudere la rotta dei Balcani, chi vuole battersi per tenere aperti i confini europei deve anche saperli chiudere» - dichiara Axel Schafer, vice presidente della Spd al Parlamento federale.

Ahmet Davutoglu e la Caporetto dell'immagine

L'arrivo di Ahmet Davutoglu, invitato al Consiglio Europeo per spiegare le posizioni turche, rischia di rivelarsi devastante. E non solo perché il premier rappresenta una Turchia che minaccia di sommergerci di profughi. Il premier dovrebbe, in teoria, spiegare come intenda usare i tre miliardi di euro pretesi dall'Europa per arginare i migranti e limitare il loro afflusso annuo ai 200/300mila all'anno che - nei piani della Merkel - Bruxelles selezionerebbe, trasporterebbe dentro i propri confini e spartirebbe poi tra tutti i paesi partner. Davutoglu, in verità, non fa mistero di considerare gli accordi come una valvola di sfogo da aprire non secondo cifre prefissate, ma in base all'afflusso dalla Siria e alle proprie capacità d'accoglienza.

Ankara pretende tra l'altro di scegliere i rifugiati da smaltire tra quelli che lei stessa blocca dalla parte siriana del confine. Un argomento considerato una scusa per consentire al suo esercito di operare direttamente in territorio siriano.

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