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Imprese, il caro-bollette pesa 13 miliardi. E Cingolani sblocca le estrazioni di gas

Assolombarda e Cgia di Mestre chiedono più risorse per l'industria. Il governo punta al raddoppio della produzione dai giacimenti

Imprese, il caro-bollette pesa 13 miliardi. E Cingolani sblocca le estrazioni di gas

Extracosti per 13 miliardi di euro. Sono i maggiori oneri stimati dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre per le imprese italiane che nel primo trimestre 2022 saranno chiamate a pagare, rispetto al 2019 (anno pre-pandemia), a causa dei rincari di energia elettrica e gas. Secondo gli artigiani mestrini, l'intervento del governo per calmierare le bollette, previsto tra i 5 e i 7 miliardi di euro, è insufficiente. I settori energivori (vetro, ceramica, cemento, plastica, produzione di laterizi, la meccanica pesante, alimentare, chimica) a forte consumo di gas sono a rischio. Sul fronte dell'energia elettrica, invece, un eventuale blackout minaccia le acciaierie/fonderie, il commercio, alberghi e ristoranti.

La situazione rischia di devastare le aree caratterizzate da insediamenti industriali diffusi come Milano, Lodi e la Brianza. Un'analisi del Centro studi di Assolombarda ha evidenziato che a gennaio l'indice delle quotazioni delle materie prime non energetiche ha continuato a crescere raggiungendo il +45% rispetto al pre Covid, mentre il gas naturale in Europa ha registrato un'impressionante fiammata dei prezzi (+660% rispetto a due anni fa). L'impennata si riflette sul prezzo dei metalli: +54% per l'acciaio e +65% per l'alluminio-

«La situazione legata all'aumento del prezzo di materie prime ed energia è allarmante e rischia di compromettere seriamente la ripresa economica», ha dichiarato Alessandro Spada, presidente di Assolombarda. «Per l'industria lombarda non solo stimiamo un costo energetico quadruplicato nel 2022, che passa dai 2 miliardi del 2019 agli 8,3 di quest'anno. Ma la salita dei prezzi si accompagna a problemi di disponibilità e a strozzature nelle catene di approvvigionamento, con quasi il 20% delle manifatturiere del Nord Ovest che segnala ostacoli alla produzione per mancanza di materiali». Le spinte inflazionistiche sono drammatiche perché le imprese sono chiamate ad aumentare a loro volta i prezzi praticati rischiando di finire fuori mercato oppure a comprimere i margini operativi se non a subire perdite. «È fondamentale agire subito per contrastare un'emergenza che arriva nel momento in cui il Paese deve assolutamente rilanciarsi grazie ai fondi del Pnrr», ha concluso Spada.

Una speranza giunge dall'approvazione del Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) approvato dal ministero della Transizione ecologica che, pur bloccando i nuovi permessi per il petrolio, dà il via libera alla ripresa delle prospezioni e delle estrazioni di gas in terra e nell'offshore italiano. Per il dicastero guidato da Roberto Cingolani si compie un primo passo verso quell'incremento della produzione del gas italiano a cui il governo sta guardando come una delle armi per contrastare il caro energia. Complessivamente nel 2021 l'Italia ha prodotto circa 3,2 miliardi di metri cubi di gas e ne ha usati poco più di 72.

La ripresa delle estrazioni potrebbe portare ad un raddoppio della produzione italiana, arrivando così ad un 10% circa del fabbisogno nazionale.

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