Impronte digitali con la forza. Arriva la legge ma c'è il trucco

Decisivo il pressing Ue ma per le regole di Dublino i clandestini identificati così devono restare in Italia. E con Grecia e Balcani chiusi rischiamo un'invasione

Impronte digitali con la forza. Arriva la legge ma c'è il trucco

Roma - «Sull'immigrazione grazie a noi l'Ue ha cambiato direzione». Renzi ripete il suo mantra alla Camera, ma è sempre meno credibile. Le parole: istituita una «giornata della memoria» per i migranti, il 3 ottobre. I fatti: la norma, che il governo sta per varare su pressing dell'Europa, per autorizzare la polizia a usare la forza per prendere le impronte ai migranti. A regole di Dublino vigenti, chi viene identificato resta in Italia. Il pressing renziano sui partner Ue per cambiarle, commuovendoli con la visione di Fuocoammare, non paga. E intanto sull'Italia si addensa la tempesta perfetta.

Un indizio l'ha colto una reporter del New York Times che racconta l'incontro tra un contrabbandiere e un gruppo di migranti bloccati nel Pireo: «La rotta dalla Grecia alla Germania è chiusa, datemi 2.500 euro e vi ci faccio arrivare attraverso l'Italia, garantito». Ma i segnali sono tanti e univoci. A partire dalla linea Merkel: conferma la politica di accoglienza ma intanto chiude la rotta balcanica per la Germania. E mentre si attende che migliaia di migranti bloccati in Grecia (ne sono arrivati un milione dall'inizio del 2015) devino verso l'Albania e la Puglia, si riapre anche la rotta libica, con 2.500 sbarchi in due giorni. E la settimana scorsa, il Viminale aveva segnalato che da inizio anno siamo a oltre 9.300, più del 2015.

Ma ora altre condizioni sono cambiate, e tutte in senso sfavorevole all'Italia. Il programma di ricollocare 160.000 rifugiati da Grecia e Italia verso altri Paesi europei viaggia a velocità ridicola: per rispettarlo bisognerebbe marciare al ritmo di 5.600 al mese, invece siamo a 937 ricollocati da settembre (di cui 368 dall'Italia). Il saldo è ancora più misero dopo l'altro accordo firmato dall'Italia che viaggia in senso contrario: «reinsediare» in Europa chi ha quasi certamente diritto allo status di profugo. L'Italia ha già accolto 96 persone dal Libano e si è impegnata a sistemarne altre 1800.

In più nel frattempo è franato Schengen e intorno a noi sempre più frontiere si chiudono. A partire da quella con l'Austria. Inequivocabile il messaggio lanciato ieri dal governatore del Tirolo austriaco: «Nel Nord Africa - ha detto Guenther Platter - ci sono 200.000 persone pronte alla pericolosa traversata per venire in Europa. Con l'entrata in vigore dei controlli vogliamo dare un chiaro e preventivo segnale che dal Brennero non si passerà. Voglio essere chiaro, più l'Italia chiuderà i suoi confini a sud e più il Brennero resterà aperto». Per di più l'Ue nel frattempo ci pressa di continuo perché apriamo hotspot, centri di identificazione per migranti che consentono proprio di applicare le regole di Dublino a nostro svantaggio. A novembre Alfano diceva: «Non concederemo all'Europa nulla in più rispetto a quello che viene concesso a noi, non si va a due velocità, cioè poca relocation e tanti hotspot». Detto, fattto: 4 su 6 sono già pronti.

Cosa offre l'Ue in cambio? Nonostante

la riluttanza di Renzi oggi si terrà l'ennesimo vertice Ue-Turchia ma l'accordo con Ankara perché vari una sorta di «respingimenti» pare destinato al flop. Non fosse altro che per il veto di Cipro contro gli odiati turchi.

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