"Io in campo in Sicilia ma non mi candido. Do una mano a Musumeci sulla sicurezza"

Il generale, vicino a Energie per l'Italia di Parisi, sosterrà il centrodestra

"Io in campo in Sicilia ma non mi candido. Do una mano a Musumeci sulla sicurezza"

Roma - Mancano 50 giorni al voto siciliano e le macchine dei partiti iniziano a girare a pieni giri. Oggi Stefano Parisi aprirà a Palermo la campagna elettorale di Nello Musumeci. Con loro ci saranno Giovanni Negri, creatore della Marianna, l'associazione che punta a riunire laici, liberali, socialisti riformisti e ambientalisti e il generale Mario Mori, neo-responsabile per la sicurezza per Energie per l'Italia. Una presenza, quella del generale - che proprio a Palermo ha vissuto pagine importanti della propria vita, con l'arresto di Totò Riina, ma anche con i processi per favoreggiamento alla mafia da cui è stato pienamente assolto - che ha acceso la curiosità di molti.

Generale Mori, è pronto alla sua nuova vita politica? Si candiderà in Sicilia?

«No, non ci sarà alcuna candidatura. Io ho aderito alla Marianna, l'associazione di Giovanni Negri e Riccardo Chiavaroli, per occuparmi con loro di giustizia penale e civile. Un ruolo da testimonial legato anche alla mia vicenda personale. Poi Negri ha stretto un accordo con Parisi che io stimavo e conoscevo dai tempi in cui era city manager di Albertini. Mi ha proposto di occuparmi della sicurezza e ho accettato. Così come sostengo l'impegno di Parisi a favore di Musumeci che ho apprezzato per alcune sue iniziative da presidente della Commissione Antimafia regionale».

Vive questo ritorno in Sicilia come una rivincita dopo quello che ha patito nelle aule dei tribunali?

«Voi giornalisti siete sempre immaginifici. Diciamo che torno sempre volentieri in Sicilia. Certo a volte reclamano la mia presenza nelle aule dei tribunali, ma io preferisco ricordare che sono sbarcato in Sicilia come comandante provinciale dei carabinieri e sono orgoglioso del lavoro svolto. Sono e resterò sempre un ammiratore della Sicilia».

Fare politica in Sicilia non è facile. Quale consiglio darebbe a chi si appresta a farlo?

«L'approccio migliore me lo suggerisce la mia natura da militare. Rispettare ciò che si dichiara in campagna elettorale, adempiere ciò che si promette. Per il resto il mio settore è la giustizia e la sicurezza, non voglio uscire da questi margini».

Parisi ha dichiarato che «Mori ha dato molto a un Paese che è stato ingrato nei suoi confronti». Si sente in credito con l'Italia?

«No, non mi sento in credito. Considero la mia vicenda giudiziaria un incidente di percorso che non voglio troppo drammatizzare. Vede, io ho un grande vantaggio: ho sempre rispettato le norme. E tutti i magistrati mi hanno dato ragione».

Come si spiega i processi che ha subito?

«Con un approccio ideologico nei miei confronti».

Ha avuto altre offerte politiche in passato?

«Sì, ma non era il momento giusto».

Sente il desiderio di una nuova missione?

«Mi considero un tecnico. Se le mie idee possono trovare ascolto mi impegnerò volentieri. Altrimenti amici come prima».

Vittorio Sgarbi la voleva come assessore.

«Sgarbi è amante del paradosso. Lui non mi ha mai chiesto nulla e la mia risposta sarebbe stata negativa».

Le sue proposte operative sono pronte?

«Ci sto lavorando e mi confronterò su

di esse con Parisi. Ho alcune idee per ottenere un maggior controllo del territorio e un modo più raffinato di fare polizia, magari evitando alcune duplicazioni, rispettando le eccellenze e le specializzazioni di tutti».

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