"Io sindaco di CasaPound sogno un seggio alla Camera"

"Io sindaco di CasaPound sogno un seggio alla Camera"

Andrea Bianchi, primo sindaco d'Italia di CasaPound, nel suo colloquio con il Giornale vuole partire da una smentita: «Non è vero quello che hanno scritto i siti stamattina (ieri ndr) io ho proprio la tessera di CasaPound, non è che mi ispiro soltanto alle loro idee». Bianchi, sindaco di Trenzano, paese di cinquemila abitanti in provincia di Brescia, è iscritto al movimento dei «fascisti del Terzo millennio» già da settembre scorso. E racconta: «Ho deciso di farmi la tessera circa due mesi fa, sono stato a Brescia dove c'è una sede di CasaPound e ho aderito». Ma per lui, 39 anni diploma di liceo scientifico e un passato da consulente per la sicurezza nei cantieri edili, si tratta quasi del compimento di un percorso interiore. Infatti, quella tessera aveva deciso di tenerla nascosta «ma non perché me ne vergognassi, semplicemente non vedevo la necessità di pubblicizzare questa cosa. Poi da CasaPound mi hanno detto che volevano diffondere la notizia, e io certo non mi tiro indietro».

E pensare che Bianchi, una decina di anni fa, si definiva liberale. Un passato in Forza Italia prima e nel Pdl poi. Diventa sindaco nel 2008 con una coalizione di centrodestra. Nel 2013 è eletto con una lista civica sostenuta da Fratelli d'Italia. Spiega così il suo cambiamento: «Non credo più nelle privatizzazioni e ho capito che la presenza dello Stato è importante, sto facendo un sacco di battaglie per l'acqua pubblica qui nella provincia di Brescia». E, nonostante l'aspetto rassicurante e il tono moderato, non si nasconde: «CasaPound è vicina alla gente e mi piace la passione dei suoi giovani. Se essere fascisti vuol dire stare dalla parte opposta rispetto a gente come Fiano e la Boldrini io sono fascista. Ma di certo non sono né razzista, né antisemita, né violento».

Dopo la visita a Roma «nella bellissima sede di CasaPound» e l'incontro con il vicepresidente Simone Di Stefano, Bianchi è convinto di poter cambiare l'Italia. Magari da uno scranno a Montecitorio: «Mi piacerebbe entrare in Parlamento, è uno dei miei obiettivi.

Finirò il mandato nella primavera del 2018 e voglio continuare il mio sogno». Però Bianchi non si è dimesso da primo cittadino: «La regola vale solo per i sindaci delle città al di sopra dei 20mila abitanti. E io non posso cambiare l'Italia seduto sulla poltrona di sindaco di Trenzano».

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