Marco GemelliPiombino (Li) A incastrarla è stata l'ultima vittima, nel cui sangue i medici hanno trovato un quantitativo di eparina dieci volte superiore alla norma. Da quel momento per Fausta Bonino, infermiera all'ospedale di Piombino, è stato l'inizio della fine: andando a ritroso tra le cartelle cliniche e spulciando le statistiche, medici e inquirenti hanno ricostruito che la donna sarebbe responsabile della morte di almeno 13 persone tra il 2014 e il 2015. Per lei, appena tornata da un viaggio a Parigi con il marito, sono scattate le manette: l'infermiera è stata arrestata all'aeroporto di Pisa e rinchiusa in carcere a Livorno. Dovrà rispondere al Gip di omicidio volontario continuato aggravato dalla crudeltà, dall'abuso del suo ruolo e dall'aver approfittato di persone in difficoltà. Le vittime della Bonino erano tutte ricoverate nel reparto di anestesia e rianimazione del piccolo ospedale toscano di Piombino: nessuno dei pazienti era in fase terminale, alcuni di essi addirittura ricoverati per patologie non gravi come la rottura di un femore. A tutti, l'infermiera killer ha somministrato «bombe» di eparina, un anticoagulante molto usato in ospedale ma non previsto nelle terapie di quei pazienti, per i quali dosaggi dieci volte superiori alla norma hanno provocato «rapide, diffuse e irreversibili emorragie», come hanno spiegato i carabinieri del Nas. «Almeno con questo dormite», avrebbe detto la donna prima di somministrare il farmaco letale a una delle vittime.La donna 55 anni, originaria di Savona ma in Toscana dagli anni '80, sposata con due figli era in servizio da vent'anni nonostante facesse uso di alcol e psicofarmaci e soffrisse di depressione, patologia per la quale era stata in cura da uno specialista. Indagini sono ancora in corso per valutare l'esistenza di morti sospette avvenute a Piombino anche negli anni precedenti.A far partire l'indagine «killer in corsia» è stata la segnalazione di un anziano paziente, che accusava inspiegabili emorragie non connesse alla patologia di cui soffriva: gli inquirenti hanno verificato che l'infermiera arrestata era sempre presente nei turni in cui l'eparina veniva somministrata all'uomo. Su 13 decessi in pazienti tra i 61 e gli 88 anni, infatti, 12 sono stati attribuiti a una mancata coagulazione del sangue e uno ad arresto cardiaco. Senza di lei, invece, i casi di morte sono sensibilmente calati. Poca voglia di parlare a Piombino ma l'indice è però puntato sulla presunta assenza di controlli sulla situazione di malessere dell'infermiera, alla quale non sarebbero stati sottoposti test psicodiagnostici né all'inizio né durante il percorso lavorativo.La vicenda di Fausta Bonino non è la prima del genere, in Italia. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello dell'infermiera romagnola Daniela Poggiali, condannata all'ergastolo poche settimane fa per aver ucciso una donna col cloruro di potassio e al centro di indagini per una quarantina di casi sospetti tra il 2012 e il 2014. Prima di lei, Angelo Stazzi è stato condannato a 24 anni per aver somministrato nel 2011 dosi massicce di insulina ad almeno cinque persone non diabetiche. Tra le infermiere killer più celebri c'è poi Sonya Caleffi, che nel 2008 è stata condannata a 20 anni per cinque omicidi e due tentati omicidi per aver iniettato aria nelle vene di pazienti.
Negli anni Novanta le cronache si occuparono invece di Alfonso De Martino, che uccise almeno tre pazienti con un farmaco a base di curaro tra il '90 e il 93, e di Antonio Busnelli che nel '92 provocò due crisi cardiache fatali per intascare le mance delle pompe funebri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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