Roma Presi. In carcere gli assassini dell'Appio Latino. È la madre del killer, Giovanna Proietti, assieme al fratello Andrea a raccontare in commissariato che c'era qualcosa che non andava. In poche ore carabinieri e polizia li trovano, nascosti da un amico uno, in un residence l'altro. Spavaldi, ridono persino quando entrano in carcere senza aver detto una sola parola al magistrato che ha cercato di interrogarli. Una storia dai molti lati oscuri: una rapina, comunque un bidone, finito nel peggiore dei modi. Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, 21 anni, precedenti per percosse e droga, volevano tirare la «sòla» ai ragazzi bene della Caffarella, Luca e Anastasiya. I soldi per comprare la «roba» glieli avevano fatti vedere poco prima, dentro lo zaino dell'ucraina. Anche se lei dice che erano solo pochi spiccioli. Loro, due spacciatori di borgata, non vogliono fare la figura dei fessi davanti a quei «figli di papà». Del resto si atteggiano a camorristi di rango, tatuaggi di armi e figure di Madonne su tutto il loro corpo, capelli tagliati con il rasoio.
La sera di mercoledì, ricostruiscono i carabinieri del nucleo operativo, «Paoletto» e Valerio fanno su e giù per il quartiere Appio. Conoscono bene il pub John Cabot di via Bartoloni, sanno che lo frequentano ragazzi che acquistano droga. «Stecche» di fumo, «pezzi» di coca, marijuana. E loro, in trasferta di lavoro da San Basilio si presentano davanti al gruppetto di amici. «Volete roba?» chiedono. Luca, la fidanzata e un amico sembrano interessati. Si accordano sulla quantità, fanno vedere persino il denaro. Tanto denaro. Paolo e Valerio fanno finta di stare al gioco. «Andiamo a prendere la roba in macchina» dicono.
Quando tornano, però, non li fanno nemmeno parlare. Paolo strattona la 25enne e la colpisce in testa con una mazza da baseball per farle mollare la borsa. Luca non se lo fa ripetere e reagisce. Valerio estrae un grosso revolver e spara. Un solo colpo, come ha visto fare nelle sue serie preferite. Come hanno fatto decine di volte i suoi «miti» della Magliana con gli infami. Poi fuggono, una corsa nella notte lungo il Grande Raccordo Anulare dalla via Appia all'uscita per Casal Monastero. Sulla rampa della Centrale del Latte gettano la mazza da baseball, recuperata dai carabinieri di San Lorenzo in Lucina. È tarda mattina quando fanno rientro a casa, nel quartiere San Basilio.
Valerio, un figlio di pochi mesi, è strano, non parla molto con i suoi, si lava, si cambia e si presenta come se niente fosse a lavoro, una pasticceria a Casal Monastero. La moglie del titolare è sconvolta: «Un ragazzo solare, non possiamo crederci». «È arrivato come sempre - racconta - poi, verso l'ora di pranzo, ci ha detto di sentirsi male: Vado a casa». Valerio ha appena sentito alla radio la notizia che Luca è morto. Pensa solo a nascondersi, non passa nemmeno a salutare la madre che, non vedendolo rientrare, si allarma e si presenta al commissariato di quartiere. «Deve essere successo qualcosa» spiega la donna mettendo polizia e carabinieri sulla buona strada.
Ieri mattina Del Grosso e Pirino vengono scovati dagli agenti della squadra mobile e dai carabinieri di via in Selci uno in un residence a Tor Cervara, l'altro nascosto nel terrazzo di un amico, a Tor Pignattara. Portati in questura, nessun dubbio: sono loro gli assassini della Smart bianca. Riconosciuti da Anastasiya, dall'amico comune, dagli altri avventori del pub. E dalle telecamere di sorveglianza del tabacchi e del centro tatuaggi sulla strada. Di fronte alle loro responsabilità decidono di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande. Non collaborano. «Dove avete nascosto l'arma?». «Vi conoscevate già?». Scena muta. Non è da meno la fidanzata di Luca che dice di non ricordare quanti soldi c'erano nello zaino.
Molto denaro ipotizzano gli investigatori: «Mazzette di 50 e 20 euro». Sufficiente per uccidere a sangue freddo. Del Grosso e Pirino sono in stato di fermo con le accuse di omicidio in concorso, rapina, detenzione e porto abusivo di armi. Questa mattina l'interrogatorio di garanzia.
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