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L'aereo militare costretto a cambiare rotta: sgarbo degli Emirati per i pasticci di Di Maio

Negato il sorvolo: velivolo fermo ore in Arabia Saudita e poi riprogrammato Il sospetto che sia stata la risposta alle recenti mosse incaute del ministro

L'aereo militare costretto a cambiare rotta: sgarbo degli Emirati per i pasticci di Di Maio

Quarantadue giornalisti di diverse testate, la medaglia al valore Gianfranco Paglia, la portavoce del ministro della Difesa Nicoletta Santucci, personale degli uffici Pubblica informazione del ministero e dello Stato Maggiore, un generale e diversi militari italiani sono rimasti bloccati ieri per alcune ore nell'aeroporto di Dammam, in Arabia Saudita, poiché gli Emirati Arabi hanno negato, nonostante il piano di volo precedentemente approvato, l'autorizzazione al sorvolo di un Kc-767 dell'Aeronautica militare diretto a Herat, in Afghanistan per la cerimonia di chiusura della missione. Alla base della decisione, che appare più un capriccio da parte degli emiratini, potrebbero esserci, secondo fonti estere, i pasticci compiuti nei mesi scorsi dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nel recente passato dette autorizzazione (su decisione del governo, ma pare su sua indicazione) ad Uama (l'Autorità Nazionale che controlla l'export di armi) di fermare i nuovi contratti e forniture (anche già autorizzati) di ordigni verso gli Emirati Arabi e anche l'Arabia Saudita.

Il titolare della Farnesina chiarì: «Vi ricordate le foto di bombe che dalla Sardegna partivano per esser usate nel conflitto in Yemen? Ci abbiamo lavorato un anno e oggi in Consiglio dei Ministri si è conlcuso l'iter che d'ora in poi dirà all'Autorità nazionale che si occupa di export di armamenti di bloccare qualsiasi contratto in essere o nuovo contratto che vede l'esportazione di bombe ad aria o missili o strutture di armamento che possano andare verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi ed essere utilizzate per il conflitto in Yemen». E ancora: «Qui tutti parlano dell'ultimo miglio delle migrazioni, ma nessuno parla delle cause. Se noi cominciamo a smetterla con l'esportazione di bombe che vengono usate per destabilizzare alcune aree del mondo, riusciremo un po' alla volta a frenare anche l'immigrazione».

Il 25 aprile scorso, resosi forse conto della crisi diplomatica che si stava andando a creare con questa decisione, quasi incurante dell'irritazione degli Emirati, Di Maio si è recato a Dubai dove, visitando l'Expo, ha anche inaugurato una copia della statua del David di Michelangelo. Ma lo show mediatico non è bastato, evidentemente, a rassicurare gli emiratini. Così i giornalisti sono stati costretti a sostare diverse ore in Arabia Saudita e il ministro Lorenzo Guerini, già in base a Herat per l'ammainabandiera di saluto del contingente all'Afghanistan, ha dovuto rimandare la cerimonia di qualche ora. Peraltro, negli Emirati l'Italia ha la base operativa dell'Aeronautica di al Minhad, dove non è stato consentito neanche lo scalo. Solo grazie alla comandante del velivolo, una pilota del 14esimo stormo di Pratica di Mare, che ha operato con professionalità per trovare una rotta alternativa, dopo il rifornimento dell'aereo il gruppo è potuto ripartire. Di Maio, saputo dell'accaduto, ha chiesto delucidazioni ai diretti interessati.

Il segretario generale del ministero degli Esteri ambasciatore Ettore Sequi ha convocato l'ambasciatore degli Emirati Omar Al Shamsi. Ma non sono state fornite risposte soddisfacenti riguardo alla questione.

Che sia veramente colpa della strategia pacifista pentastellata o che ci siano altre ragioni? Per ora resta un mistero.

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