L'Algeria aveva avvertito: "Vi colpiranno il 6 gennaio"

Parigi ha sottovalutato l'informativa degli 007 algerini. Alfano conferma la rivelazione del Giornale: "Terrorista noto alla polizia italiana"

L'Algeria aveva avvertito: "Vi colpiranno il 6 gennaio"

Cherif Kouachi, uno dei terroristi di Parigi, «era noto alle forze di polizia italiane in quanto implicato nelle filiere estremiste islamiche dirette in Iraq». Lo ha dichiarato ieri il ministro dell'interno, Angelino Alfano, nella sua informativa alla Camera dei deputati. Il responsabile del Viminale ha confermato il collegamento con il nostro Paese, come aveva rivelato nell'edizione di ieri il Giornale , pur precisando che il terrorista «non è mai stato sul territorio nazionale».

I fratelli della guerra santa che hanno insanguinato la Francia erano ben noti ai servizi segreti francesi e il minore, Cherif, 32 anni, anche al nostro antiterrorismo.

Ancora più grave la notizia che trapela da Algeri. I servizi segreti del Paese nordafricano avevano allertato la Francia sull'imminenza di un attentato indicando la data del 6 gennaio. I fratelli Kouachi sono entrati in azione con 24 ore di ritardo, il 7 gennaio. Algeri doveva avere innalzato le antenne su Cherif, il più giovane, almeno dal 2010, quando era sotto sorveglianza dei francesi per un piano di evasione di Smain Ait Ali Belkacem, il terrorista algerino condannato all'ergastolo per gli attentati del 1995 al metrò della capitale francese. Guarda caso il terzo terrorista di Parigi, ucciso ieri, Amedy Coulibaly, era stato condannato a cinque anni proprio per questo piano uscendo dal carcere il 4 marzo 2014.

Il ministro Alfano ha fatto riferimento ai collegamenti con il nostro Paese in relazione alle filiere estremiste dirette a Bagdad. «Dal 2005 al 2007 si era registrato l'incremento del flusso di volontari islamici verso l'Iraq. L'Italia era stata interessata soprattutto come territorio di passaggio» spiega Stefano Dambruoso, uno dei primi pm ad occuparsi di terrorismo islamico in Italia, oggi deputato. «Penso, però, che la segnalazione alle nostre forze di polizia di uno degli attentatori di Parigi sia più recente e relativa ai controlli dell'ultimo anno» osserva Dambruoso.

Il mentore del più giovane dei due Kouachi è stato Boubaker Al-Hakim, nome di guerra Abou Mouqatel, uno di capi di Ansar al Sharia, il gruppo armato tunisino che ha aderito al Califfato. Cherif lo ha conosciuto ai tempi del suo abortito viaggio in Iraq nel 2005 e del gruppo di stampo jihadista «19° arrondissement».

Dambruoso conferma che «nella galassia del terrorismo ci sono sempre stati collegamenti, non solo per la vicinanza geografica, soprattutto per la componente algerina». I fratelli Kouachi erano di origine algerina. Il mentore Al Hakim organizzava il flusso verso l'Iraq dove alcuni adepti jihadisti sono morti come suo fratello. Poi l'hanno arrestato in Siria e spedito in Francia, dove è finito in carcere per essere espulso in Tunisia diversi anni dopo. Grazie alla primavera araba è tornato in libertà come il «gruppo di Milano», la cellula che fra Gallarate ed il centro islamico di viale Jenner era stata sgominata dall'allora pm Dambruoso nel 2001. «Il leader, Sami Ben Khemais Essid, era riconosciuto, ancora prima dell'11 settembre, come una figura di riferimento della rete tunisina in Europa, che aveva rapporti diretti con al Qaida. Dopo aver scontato la pena in Italia ed il periodo di carcere in Tunisia è tornato in libertà mantenendo la stessa inclinazione nella galassia terrorista», spiega Dambruoso.

Ben Khemais, assieme al mentore dei fratelli terroristi francesi e altri capi terroristi, fonda nel 2011 Ansar al Sharia, il gruppo jihadista a cavallo fra Tunisia e Libia, che aderisce al Califfato.

E pensare che organizzazioni come Amnesty international avevano protestato con forza contro l'espulsione di Ben Khemais dall'Italia verso Tunisi, dove «rischiava la tortura».

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