"L'allarme sul neo-fascismo sposterà soltanto pochi voti"

Il direttore di Youtrend: "Le urne spesso smentiscono la narrazione dei media. Non sarà un'elezione scontata"

"L'allarme sul neo-fascismo sposterà soltanto pochi voti"

Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend. Iniziata la campagna elettorale è subito tornato lo spauracchio dei fascisti al governo, con la Meloni. È un tema che secondo lei influenza davvero la scelta degli elettori?

«Può sicuramente avere un ruolo nella mobilitazione di alcuni pezzi di elettorato di centrosinistra, quelli nel mondo dell'antifascismo. Non credo che sposti grandi numeri, ma sicuramente può consolidare la spinta a sinistra alle elezioni».

Se lo scrivono quotidiani stranieri autorevoli, come ha fatto il New York Times, spostano voti?

«I giornali stranieri non influenzano granché in termini di voti, anzi la storia politica italiana è fatta di risultati che in molti casi hanno smentito la narrazione mediatica italiana e internazionale».

Anche nel centrodestra si teme che questo argomento possa essere utilizzato in campagna elettorale dagli avversari e alla fine indebolire la coalizione, per questo pensano di rinviare al dopo voto la questione.

«È chiaro che polarizzare su Meloni contiene opportunità e rischi per il centrodestra. Opportunità perché è una figura piuttosto apprezzata, nei nostri sondaggi è la leader di partito con il livello di fiducia più alto. Dall'altra parte contiene dei rischi perché elettorato moderato non necessariamente vede in lei il miglior premier possibile. Penso quindi che il centrodestra manterrà la linea di dire che sarà partito più votato a indicare il premier. Attenzione, questo non significa che sia al 100% la Meloni in caso di vittoria. Possono esserci scenari in cui anche con Fdi primo partito si scelga un nome che non è quella della leader del partito. Non si può escludere visto come funziona l'Italia che è una repubblica parlamentare»

Si scrive che sarebbe il primo partito di destra a governare un paese del G7, ma non è così. An ha governato per anni in Italia, l'ex segretario del Msi, Gianfranco Fini, ha fatto il ministro e il presidente della Camera. Dove è la novità che genere allarme, allora?

«É vero, i post-fascisti hanno già governato. La novità è che An non era il partito trainante del centrodestra, lo era Forza Italia e quindi c'era un bilanciamento nella coalizione che oggi appare non esserci, se è vero - dati Youtrend - che Fdi ha circa la metà dei voti del cdx, 23 su 46 per cento. L'asse era più moderato con Berlusconi leader, più nell'ambito del popolarismo europeo, ora non è più così, è questa la novità».

Se si votasse oggi chi vincerebbe?

«Il cdx è sicuramente favorito, ma si vota tra due mesi che sono lunghi. Le campagne elettorali si sa come iniziano ma non come finiscono, un mese fa gli osservatori erano tutti impegnati a leggere nel risultato delle comunali di Verona il destino radioso del campo largo con i 5s, in una settimana è cambiato tutto. In due mesi anche può cambiare ancora di più. Noi stimiamo che ci siano almeno 60 collegi uninominali contendibili, peserà molto il perimetro delle alleanze, ci sono moltissimi indecisi. Oggi il centrodestra sarebbe favorito, tra due mesi chissà. Non è un'elezione scontata».

Gli elettori di centrosinistra voteranno si troveranno a votare candidati di ex centrodestra, come Gelmini e Brunetta.

«Se andranno con liste moderate centriste non si porrà il problema. Se invece saranno nei collegi uninominali credo ci potrà essere una dinamica analoga a quella del 2018, quando la Lorenzin o Casini, con storie non di sinistra, sono stati candidati e anche eletti con il centrosinistra»

L'effetto Draghi sulle elezioni?

«Draghi è sicuramente una figura importante che mantiene una popolarità elevata, sopra il 50%, secondo solo a Mattarella. Chiaramente il centrodestra si è assunto un rischio nel farlo cadere.

E credo che questo potrebbe danneggiare soprattutto Forza Italia perchè negli ultimi anni ha costruito la sua identità su moderatismo e europeismo, è stato forse il partito più draghiano della coalizione. Ora agli occhi degli elettori potrebbe apparire al traino della destra sovranista».

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