Roma«Scuole libere» in Italia, come già avviene negli Usa, nel Regno Unito, ma anche in Svezia, patria del welfare più vicino al socialismo. La proposta arriva dall'Istituto Bruno Leoni, fondazione liberista, alla vigilia dello sciopero degli insegnanti contro la riforma Renzi. Che all'Ibl non piace, ma per motivi opposti a quelli dei sindacati.
L'obiettivo è proporre per l'Italia una soluzione che introduca «forme, più flessibili, di educazione, pur tutelando il ruolo dello Stato come garante degli standard didattici».
Come le Friskolor , introdotte in Svezia negli anni Novanta. Scuole primarie e secondarie non statali, libere fatte nascere da insegnanti o genitori e finanziate in parte dallo Stato, anche grazie a un buono per l'educazione riconosciuto a ogni famiglia. In parte sono società con fine di lucro. Ma solo il 6% degli istituti redistribuisce gli utili agli investitori, tutti gli altri li reinvestono sulla scuola. Un successo indubbio. Si è passati dal percentuali minime di studenti al 26% di iscritti a istituti secondari liberi. Il vantaggio per la collettività sono costi minori per lo Stato e un migliore rendimento scolastico degli studenti, soprattutto tra le famiglie economicamente svantaggiate. Risultato: il 74,5% degli insegnanti svedesi approva le scuole autonome e non statali.
Negli Usa le scuole libere si chiamano Charter school , finanziate con denaro pubblico e donazioni private. Sono autonome e costruite sul modello svedese. Adottate da 42 stati su 50. Osteggiate dall'ala sinistra dei democratici, ad esempio dal sindaco di New York Bill De Blasio. Anche se nella stessa New York e a Washington DC il 77% dei diplomati le ha frequentate.
Nel Regno Unito c'è una antica tradizione di educazione libera. Con Cameron sono arrivate le Free school . Scuole libere di stabilire chi assumere, quanto pagare gli insegnanti e anche nei curriculum offerti agli studenti. A favore del sistema non statale, l'81% dei genitori inglesi.
In generale, sostiene l'Ibl, le nuove scuole «sono state un successo nei rispettivi paesi». Gli studenti hanno ottenuto dei risultati migliori rispetto a quelli degli istituti pubblici. «Di questo genere di scuole in Italia ci sarebbe certamente bisogno». Le scuole statali italiane non funzionano, non cambiano. Il sistema di selezione del personale docente è «dissestato». La progressione di carriera basata solo sull'anzianità. Un ambiente «asfittico» che non aiuta gli studenti. «L'introduzione delle scuole libere in Italia correggerebbe in parti questi difetti».
La riforma Renzi è «vaga» e si preoccupa solo di stabilizzare i precari.
Ma il sistema delle scuole libere- per l'istituto liberista - aiuterebbe anche gli insegnanti, facilitando l'ingresso del lavoro dei tanti che non sono riusciti a trovare un posto di ruolo. A patto che si faccia sul serio. Quindi - suggerisce l'Ibl - rendere le scuole libere made in Italy, «veramente indipendenti», nel decidere curriculum e, soprattutto, quali insegnanti assumere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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