Roma La coerenza prima di tutto. Quella che hanno chiesto gli elettori col voto del 4 marzo. E quella che il centrodestra unito ha promesso. Ora, fanno capire i vertici di Fratelli d'Italia, è da quella coerenza che bisogna partire. Per la presidenza delle Camere come per Palazzo Chigi, bisogna partire prima di tutto dal centrodestra, la coalizione che è uscita vincente dal turno elettorale con il 37% dei rappresentanti delle due assemblee. La Meloni sono giorni che lo va ripetendo, sin dall'incontro di martedì scorso con Berlusconi e Salvini a Palazzo Grazioli. Le regole del gioco, questo in sintesi il pensiero di chi guida Fratelli d'Italia, sono state decise prima del voto: la coalizione con il miglior risultato avrebbe guidato le trattative per la composizione del nuovo governo e per la scelta dei presidenti delle Camere.
Anche se i numeri non ci sono, spiega la Meloni, è più che logico che sia Salvini a dover ricevere il mandato per la formazione di un esecutivo, come segretario del partito che nella coalizione ha avuto più consensi. Anche la road map è in questo senso chiara. Si potrebbe partire affidando proprio al leader della Lega la poltrona di presidente del Senato. Una volta a Palazzo Madama, Salvini riceverebbe il mandato esplorativo dalle mani del presidente Mattarella. E a quel punto la coalizione tutta avrebbe la possibilità di gettare le basi di un piano di governo semplice e in pochi punti su cui cercare convergenze all'interno del Parlamento stesso, senza tatticismi o accordi sotto banco. D'altronde, come spiega anche Ignazio La Russa, difficile immaginare la solidità di un accordo tra Movimento Cinque Stelle e Lega. «E su quali basi, poi? - si chiede - Dove sarebbe la coerenza di un simile patto?» Ieri, nel corso di un incontro con i cronisti, La Russa ha fatto un esempio pratico. «Noi siamo contrari al reddito di cittadinanza, tanto caro ai grillini. «A noi non piace ragionare su base assistenzialista - spiega -. Il reddito di cittadinanza nelle zone dove non c'è lavoro somiglia troppo alle pensioni di invalidità che con tanta generosità elargiva la vecchia Democrazia Cristiana». Nel partito di La Russa e della Meloni non ci si nasconde le difficoltà che possa incontrare un esecutivo Salvini. Però, commenta lo stesso La Russa, «non si può iniziare un film dai titoli di coda».
L'ipotesi Salvini al Quirinale è ovviamente il primo passo obbligato. Sulla presidenza delle Camere, invece, il dialogo è aperto a tutti. Anche se non si può prescindere dal fatto che una Camera debba andare ai Cinque Stelle e l'altra al centrodestra.
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