Roma L'Anpi attacca l'Esercito e il generale si alza e se ne va insieme al picchetto d'onore. È successo a Viterbo, dove il rappresentante dell'Associazione nazionale partigiani, Enrico Mezzetti, nel bel mezzo delle celebrazioni per il 25 aprile ha iniziato a fare propaganda politica. Prima ha imputato la maggior parte dei problemi di sicurezza, «snocciolata come una bandiera di parte», al ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Ha quindi indirizzato le sue critiche all'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, citando il caso Ruby. Infine, se l'è presa con l'esercito, attribuendo ai militari italiani ipotetici crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale. Infine, ha criticato la partecipazione alle missioni internazionali e l'operato del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, offendendo, in questo modo, la memoria dei nostri caduti all'estero.
È a quel punto che è successo l'inimmaginabile. È partito il canto «Bella ciao». Dall'altro lato sono rimasti il generale Paolo Riccò, comandante dell'Aviazione dell'esercito e le associazioni combattentistiche e d'arma. Offeso per l'atteggiamento e le parole vergognose nei confronti di chi indossa una divisa, il generale ha dato l'ordine di rompere le righe, andando via con i soldati mentre un membro della rappresentanza militare cercava di raggiungere Mezzetti, bloccato però dalla Digos.
Sul fatto è intervenuta la leader di Fdi, Giorgia Meloni: «Bene ha fatto - ha scritto su Facebook - il generale di Brigata Paolo Riccò a far rientrare il picchetto d'onore. I nostri soldati non meritano di essere umiliati. Vergogna».
Sulla stessa linea il senatore della Lega e membro della commissione Difesa Umberto Fusco: «Sconcertante».
Il rappresentante del Cocer Interforze, maresciallo Marco Cicala, sottolinea lo sconcerto del mondo militare: «Il presidente dell'Anpi - spiega - ha parlato di tutto tranne che della resistenza partigiana. Siamo orgogliosi del comportamento del generale Riccò».
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