Renzi impantanato, i fischi della città sono anche per lui

La contestazione non è solo per il sindaco di Roma, ma anche per il premier Matteo Renzi che rischia di scendere ancora nei sondaggi

Renzi impantanato, i fischi della città sono anche per lui

Una contestazione prevedibile, per certi versi perfino scontata. Al netto delle vacanze caraibiche di Ignazio Marino e delle annesse polemiche di questa surreale estate romana, i sondaggi riservati che girano in queste ore nei Palazzi della capitale sono infatti implacabili. E dicono che per oltre sette romani su dieci il sindaco dovrebbe dimettersi seduta stante. D'altra parte, non è un mistero che a Largo del Nazareno considerino il caso Roma una sorta di enorme buco nero che rischia di condizionare l'intera campagna elettorale di Matteo Renzi. Che si tratti della corsa alle Amministrative già in programma per la prossima primavera - si voterà in città chiave come Milano, Torino, Bologna e Napoli - o che arrivino davvero elezioni politiche anticipate (al momento improbabili).

Il Pd, insomma, potrebbe pagare molto salato il disastro di Roma. Su cui pesano non solo l'inchiesta Mafia Capitale e il funerale show dei Casamonica, ma anche una gestione scellerata del Campidoglio e della macchina che deve portare la città al Giubileo che si aprirà l'8 dicembre.

È per tutte queste ragioni che Renzi sta cercando di tenersi a debita distanza da Marino e da tutto quanto ruota intorno a Roma, al punto che la settimana scorsa ha perfino disertato la conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri che aveva discusso dei fondi per il Giubileo e del commissariamento della capitale per mafia. Nonostante il caso fosse sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, il premier non l'ha ritenuto abbastanza importante da metterci la faccia e dire la sua.

Eppure, nonostante stia dribblando da mesi la questione, Renzi rischia seriamente di rimanere impantanato nella vicenda romana. È difficile, infatti, pensare che i fischi di ieri non siano anche per lui che, almeno politicamente, di responsabilità ne ha e tante. Da quando lo scorso dicembre è esplosa l'inchiesta di Mafia Capitale, infatti, il premier si è trasformato in una sorta di sindaco ad interim . Ha indicato il commissario straordinario cittadino del Pd Matteo Orfini, ha scelto il nuovo vicesindaco Marco Causi, ha voluto che il prefetto Franco Gabrielli fosse nominato tutor di Marino e ha pure promosso la renzianissima Silvia Scozzese a commissario alla gestione del debito di Roma.

Per dirla tutta, a fine luglio ha persino benedetto la nomina del senatore Pd Stefano Esposito ad assessore ai Trasporti di Roma. Un tipo elegante, che l'altro ieri ha pensato bene di presentarsi in radio e intonare un sobrio «Roma merda», con annessa polemica politica e calcistica.

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