D i cera, il volto di Lapo. Tra le figure silenziose del piccolo corteo, svetta John che sorregge Maria Sole, curva e appoggiata a un bastone, lo sguardo di Ginevra va altrove, Margherita trascina dolore e anni più pesanti della sua età, Andrea Agnelli sta tra i primi, il resto della famiglia e degli affini si muove come in un film rallentato. Nessun applauso, nessun battimani, finalmente, per l'ultimo saluto a Marella, vedova, madre, nonna. Affissi ai muri di Villar Perosa, gli annunci mortuari di Hester Guiot, Pasquale Petrella, Sebastiano Sartore, Bruno Ghiano, Marco Rochon, in alto, su fondo nero come il buio, l'annuncio «Il sindaco proclama, lutto cittadino lunedì 25 febbraio 2019, per la perdita di Donna Marella Caracciolo di Castagneto vedova Agnelli, Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana». Carabinieri e polizia, agenti in borghese hanno tenuto sotto controllo l'intera zona, impedendo l'accesso a chi non faceva parte della ristretta cerchia che, in forma assolutamente privata, ha partecipato alla messa e alla sepoltura. I negozianti hanno abbassato per qualche attimo le saracinesche dei loro commerci, quando era mezzogiorno, al ritoccar della campana, mentre il carro funebre si avviava verso la cappella funebre di famiglia.
Il sole ha scaldato appena una mattina chiara e ovviamente fredda, Margherita, figlia, è affranta, non più imprevista nemica di cause legali, l'eredità è fissata da tempo, le proprietà immobiliari, tutte, le appartengono, le voci, di eventuali contenziosi e impugnazioni, appartengono a un chiacchiericcio miserabile. Il russo marito, Sergio de Pahlen, procede affaticato, sfilano, bellissimi, Alessandro Nasi e Alena Seredova, donna Allegra, cugina e madre di Andrea e Anna, ha la sicurezza di sempre, i Camerana e i Brandolini, i Vallarino Gancia e Barba Navaretti, presenti con la loro storia di parentela e affinità, il vecchio Piemonte, la borghesia, l'aristocrazia e, a margine, lungo la salita che monta verso la chiesa di San Pietro in Vincoli, facce di gente comune che osservano i regnanti e la loro corte ma partecipano, quasi parenti lontani degli Agnelli che sono fetta antica e contemporanea della vita di questo luogo, residenza estiva della famiglia. Nell'aria la voce di Yves Montand canta le note e le parole de Aux Marches du Palais, amore e sonno eterno, la sintesi dell'esistenza. Marella poco aveva degli Agnelli e molto dei Caracciolo, non certo la brillantezza del marito nemmeno quella di alcuni nipoti, di certo la gelida alterigia dei nobili, disposti, comunque, ad atti generosi e di beneficenza. La funzione religiosa è durata un'ora, celebrata dal don Dario Olivero, vescovo di Pinerolo, con lui don Roberto Comba, parroco di Villar e il suo vice don Giuseppe Rizzi e, a completare, don valerio Andriano, diacono di Villar Perosa e don Enrico Bernaro, parroco della chiesa di San Vito, attigua alla dimora di famiglia.
Durante la cerimonia è stato letto il vangelo di Giovanni (20,11-18) in cui si narra di un giardino e di una donna che piange ed è Maria mentre osserva la tomba vuota di Gesù: «Siccome era innamorata dei giardini l'augurio è che la vita finisca in un giardino che a noi ricorda l'antico giardino dell'Eden, che sia un compimento, una vita colorata e di festa sempre». Il giardino dei fiori sta prima dell'altare, colori non forti per rose bianche e rosa, lilla, phlox, margherite, speronella (delphinium), sulla bara di legno chiaro, ranuncoli e ancora rose e non ti scordar di me.
Marella Caracciolo di Castagneto riposa accanto al figlio Edoardo e al nipote Giovanni Alberto, portati via precocemente.Di fronte sta la tomba di Gianni, suo marito. Quello che, a volte, non accadeva in vita, avviene adesso. La famiglia è finalmente riunita.
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