La data segnata sull'agenda è quella del 9 maggio, 45 giorni esatti prima del 24 giugno. Una domenica chiave non solo perché si terranno i ballottaggi di una tornata amministrativa che coinvolgerà circa 800 comuni (per un totale di oltre sette milioni di italiani), ma anche perché è l'ultimo giorno utile per eventuali elezioni anticipate prima della pausa estiva. Uno scenario piuttosto improbabile ma ancora tecnicamente possibile, visto che tra lo scioglimento delle Camere e il voto devono passare dai 45 ai 70 giorni. Scavallato il 9 maggio, insomma, la finestra si chiuderà e ogni ragionamento sarà necessariamente rimandato a dopo l'estate. E proprio questo sarebbe l'orizzonte su cui sta ragionando il Quirinale, visto che non è un mistero la ritrosia di Sergio Mattarella verso un ritorno anticipato alle urne, soprattutto se non si è prima messo mano alla legge elettorale.
D'altra parte, nonostante i toni entusiastici di Roberto Fico che ieri è arrivato a parlare di «esito positivo» del suo mandato esplorativo, l'impressione è che difficilmente M5s e Pd riusciranno a trovare un'intesa. E la sfilza di dichiarazioni arrivate dagli esponenti dem più vicini a Matteo Renzi in risposta al presidente della Camera non fa che confermare i dubbi. Non è un caso che in Transatlantico uno degli argomenti più gettonati sia proprio quello del toto-elezioni. «L'ultima campagna elettorale l'abbiamo fatta al freddo, la prossima temo proprio la faremo al caldo», la butta lì il vicepresidente della Camera Ettore Rosato. Ma della questione non si parla solo a Montecitorio, visto che il tema è stato oggetto di un confronto serrato anche sul Colle. Nelle stanze che contano del Quirinale, infatti, si stanno pesando pro e contro di un voto anticipato che cada a fine giugno o dopo l'estate, segno che l'ipotesi che lo stallo persista e non lo si riesca a superare neanche con un governo del presidente è più che concreto.
Le due soluzioni, è il senso dei ragionamenti fatti, hanno entrambi pregi e difetti. Per tornare alle urne prima dell'estate, infatti, Mattarella dovrebbe sciogliere le Camere entro il 9 maggio, di fatto chiudendo ogni possibilità di riuscire a trovare una soluzione alla crisi. Così fosse, infatti, non ci sarebbe neanche il tempo di tentare la via di un esecutivo del presidente. Un eventuale voto a ottobre, però, si porta dietro il rischio di consultazioni che potrebbero protrarsi fino a dicembre e oltre, con l'ombra dell'esercizio provvisorio. Insomma, anche questa una strada incerta. Su cui però sembra voler puntare il Colle, deciso a rinviare il ritorno alle urne finché sarà possibile. Elezioni anticipate su cui ormai iniziano a scommettere in molti, persino un Silvio Berlusconi che si è sempre detto favorevole a «soluzioni che garantiscano la stabilità». Non è un caso che ancora ieri il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ribadisse il suo «no» a un voto anticipato. Una cosa però sono gli auspici, altra le previsioni. «Dovessi scommettere su come va finire, direi che si tornerà a votare dopo l'estate...», confidava qualche giorno fa in privato il leader di Forza Italia.
E chissà che sul punto non la inizi a pensare così anche Luigi Di Maio visti i toni usati ieri dal leader di Cinque stelle. In molti, infatti, hanno interpretato i suoi affondi contro Berlusconi non solo come un modo per cercare di spingere Matteo Salvini a rompere con Forza Italia, ma anche come il primo passo verso una nuova campagna elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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