L'asse Mattarella-Macron riporta l'Italia al centro in vista del dopo Merkel

I due presidenti d'accordo: Roma e Parigi lavorino per essere il nuovo tandem dell'Ue

L'asse Mattarella-Macron riporta l'Italia al centro in vista del dopo Merkel

È parso subito chiaro. Tra fedeltà atlantica e protagonismo in Europa e nel Mediterraneo, Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron hanno tracciato ieri un nuovo asse europeo: meno Parigi-Berlino e più Parigi-Roma. Spostare il baricentro decisionale a sud, in un corpo rigido come l'Ue, non sarebbe stato pensabile fino a pochi mesi fa. Invece la missione nell'Esagono per rilanciare «l'amicizia italo-francese» dopo la crisi del 2019 (quella causata dai Pentastellati con la visita ai gilet gialli che costò a Roma un raffreddamento anche nei rapporti di collaborazione sulle estradizioni degli ex terroristi rossi riparati in Francia) ha reso plastica l'entità del «coordinamento rafforzato» tra le due capitali. Con Mattarella propulsore. Anzitutto, in materia di immigrazione: «Occorre governare il fenomeno, diversamente si viene travolti», avrebbe detto vis-à-vis il capo dello Stato al suo omologo dell'Eliseo; per aggiungere poi nel discorso alla Sorbona che «manca una risposta comune, la gestione delle migrazioni deve diventare parte integrante delle politiche esterne dell'Ue», non basta mettere un cartello «divieto di ingresso dall'Africa».

Italia e Francia chiamate dunque a esprimere «forza propulsiva nel bene di tutti», insiste Mattarella, perché, pur «con una franchezza di posizioni», i Paesi cugini vantano un «legame unico» a cui si sommano nuove «condizioni politiche». Con la cancelliera Merkel sull'uscio della Storia, Macron ha bisogno di un'altra leadership forte per guidare, in tandem, il percorso di ristrutturazione del Vecchio continente e degli organismi decisionali. E Roma oggi offre Mario Draghi a Palazzo Chigi. Due mesi fa, l'inquilino dell'Eliseo disse che l'Europa doveva tornare «una comunità di ricercatori, artisti e industriali, perché produrre vuol dire garantire sovranità». Impossibile rincorrerla però senza il contributo di uno dei Paesi fondatori. Mattarella ha dunque sigillato l'intesa, chiarendo che Parigi non è sola nel cantiere Ue: "Francia e Italia condividono la visione e il ruolo che deve svolgere la Conferenza sull'Europa, occasione storica, non burocratica, per disegnare una condizione efficiente dell'Ue". Agli studenti della Sorbona, lo ha ribadito: «Non possiamo fallire la sfida di trasformare la crisi in motore di nuovo sviluppo, serve un'Unione più vicina ai cittadini e più autorevole sul piano internazionale». Per Macron, l'Italia è stata infatti «lasciata sola ad affrontare il virus».

Com'era già emerso a Bruxelles sul Recovery Fund affinché l'Ue acquisisse consapevolezza della condizione economica causata dalla pandemia, Francia e Italia, bilateralmente, ieri hanno azionato il «rinnovato asse franco-italiano». Chiusa la stagione di tensioni, Roma torna centrale. Ma i temi su cui lavorare son tanti, come certe incognite; per esempio quelle che pesano sul trattato che dovrebbe essere firmato entro l'anno, di cui ieri è stata svelata solo l'introduzione di un «servizio civile congiunto» per i giovani italiani e francesi.

Restano «timori comuni sulla Libia, ma frizioni alle spalle».

Persino Luigi Di Maio, responsabile numero uno della crisi diplomatica del 2019, oggi ammette che «Draghi può colmare il vuoto di leadership» del post-Merkel (che inizia in settembre). Se la Kanzlerin ha ispirato i processi decisionali degli ultimi anni, Macron fissa una visione dell'Ue a trazione meridionale. Col Quirinale pronta puntellarla; almeno fino a gennaio.

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