"La Lega mente sulla nuova Europa Ha vinto il partito dell'austerità"

L'economista: «Andrà peggio di prima, ci sarà il culto dell'assenza del debito. Carroccio senza diplomazia e i 5s non contano nulla»

"La Lega mente sulla nuova Europa Ha vinto il partito dell'austerità"

È un Giulio Sapelli sempre pungente quello con cui parliamo per avere un'idea degli scenari europei post elezioni. Un anno fa il professore torinese sembrava a un passo dall'essere lui il presidente del Consiglio del governo giallo-verde, corteggiato dalla Lega. Operazione mancata perché, a suo dire, «a mettere il veto fu proprio l'oligarchia dell'Unione europea».

E adesso, dopo queste elezioni? Quella oligarchia si è indebolita come dice Salvini?

«È esattamente il contrario. Da questo punto di vista è andata molto peggio che quello che si potesse sperare».

Perché?

«Andando per ordine: c'è stato il crollo delle social democrazie, a cominciare da quelle francese e tedesca; la tenuta dei Popolari, che però hanno eroso voti alla destra; e a destra c'è stata la tenuta anche del gruppo di Visegrad; poi la vittoria dei Verdi, ma quelli di tipo tedesco, ispirati al neopaganesimo, solo diritti e nessun dovere; e infine un'affermazione dei conservatori, con la loro posizione ordoliberista di politica economica, vale a dire il culto ossessivo dell'assenza del debito come condizione necessaria per la crescita economica».

In sintesi, cosa significa?

«Che continueranno le politiche di austerità, peggio di prima, senza debito e senza crescita».

Ma come: Salvini ha cantato invece vittoria rispetto ai nuovi equilibri. Inneggiando all'avanzata sovranista.

«Dicano quello che vogliono, ma ho ragione io. I populisti o, come è meglio chiamarli, i neo nazionalisti hanno un decimo dei voti del Parlamento europeo, non contano nulla. L'unica speranza è che entrino nel gruppo dei Popolari. Viceversa non avranno alcun peso sul cambiamento della politica economica e sull'abolizione necessaria del fiscal compact. E ci terremo l'austerità nemica della crescita».

E i Cinque Stelle?

«Ma che domanda mi fa? Quelli non contano veramente nulla. E poi sono eteroguidati».

Tornando alla Lega: Salvini però insiste sulle politiche in deficit, per sfatare il tabù del tre per cento. Incurante degli allarmi sia di Tria, sia di Bankitalia.

«Sbaglia a proporre queste sue ricette: le cose si fanno ma non si dicono. La Lega non sa porre le sue posizioni. Dicono che vogliono cambiare l'Europa, ma lo possono fare solo con la diplomazia. E invece si stanno comportando in maniera opposta e controproducente».

E l'euro? Con l'approvazione dei mini-Bot qualcuno ha risollevato la questione.

«Attaccare l'euro è solo un artificio per far venire la Troika in Italia. A parlarne sono ormai in pochi. Claudio Borghi. Ma con tutto il rispetto, non è un economista».

E la Bce? Lei non è mai tenero con i banchieri centrali. Che succederà nel dopo Draghi?

«La Bce va riformata, cambiando lo statuto

per farne un altro sul modello della Federal Reserve americana. Ma non succederà perché dopo Draghi arriverà un banchiere centrale del Nord, o di scuola tedesca, che sono i peggiori. Sono quelli che ho sempre criticato».

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