L a stampella euroscettica e sovranista alla fine non c'è. E il governo si divide su Ursula von der Leyen con Giuseppe Conte e i Cinquestelle che appoggiano la presidente designata alla guida della Commissione europea, aggrappandosi al suo «sì» al salario minimo, e la Lega che dopo una lunga riflessione e parecchi dubbi annuncia il suo «no».
I 28 eurodeputati della Lega votano tutti contro l'ex ministro del governo tedesco, in linea con tutto il gruppo sovranista Identità e Democrazia, al quale appartengono. Lo annunciano prima del voto l'eurodeputata leghista Mara Bizzotto, e, separatamente, il neo ministro leghista degli Affari europei Lorenzo Fontana, in trasferta a Strasburgo, mentre dopo il voto lo conferma il capogruppo di Id, Marco Zanni, anche lui della Lega. È stato il discorso di stamattina in plenaria della von der Leyen, giudicato troppo «di sinistra», che ha convinto i leghisti a votarle contro. «Dopo il suo discorso in aula a Strasburgo, non c'è nessuna buona ragione per votare la von der Leyen. La nuova Europa inizia malissimo, e Ursula sarà la degna erede di Juncker e del grumo di interessi francotedeschi capeggiati da Macron dalla Merkel», osserva Bizzotto in una nota. «Nihil sub sole novi, purtroppo: la Ue ha deciso di imboccare la strada del non ritorno, quella dei burocrati, dei poteri forti e delle nomenclature», conclude l'europarlamentare.
Una spiegazione in linea con quella del neo ministro agli Affari Europei Lorenzo Fontana per il quale «il suo discorso è stato un po' troppo spostato a sinistra. So che non è solo da noi che ha avuto un riflesso non positivo. È stato il discorso stamattina che ha irrigidito molto gli europarlamentari». Per Fontana la scelta non è legata alla partita per il commissario italiano. Partita che, spiega, «non era semplice a prescindere. È un lavoro molto importante da fare, sarà un agosto bruxellese...»
In serata la nota ufficiale del partito: «Von der Leyen passa grazie all'asse Merkel, Macron, Renzi, Cinquestelle. Avrebbe potuto essere una svolta storica: la Lega è stata coerente con le sue posizioni, ha tenuto fede al patto con gli elettori e difende l'interesse nazionale».
È chiaro che il voto della Lega rende ancora più impervia la strada verso la conquista di un portafoglio di peso nella nuova Commissione. Il Carroccio continua a puntare sulla Concorrenza e sul Commercio, oppure sull'Industria, ma «riempita di ciccia», cioè di «capacità di spesa». A Strasburgo la Lega si ritrova divisa dai Cinquestelle, ma sulla stessa sponda di Fratelli d'Italia. «Quello che più salta agli occhi commenta Giorgia Meloni - è la corrispondenza di amorosi sensi tra il Partito democratico e il M5S che, dopo l'elezione di Sassoli e del vicepresidente grillino Castaldo, votano insieme con entusiasmo la von der Leyen. Che sia solo l'antipasto, in salsa europea, di futuri scenari di governo nazionali?»
La posizione ufficiale viene espressa da Raffaele Fitto, Carlo Fidanza, Nicola Procaccini, Raffaele Stancanelli e Pietro Fiocchi.
'«Ursula von der Leyen è stata eletta con una maggioranza risicata, frutto dell'ennesimo compromesso al ribasso tra le forze cosiddette europeiste, che hanno gestito la partita delle nomine con intollerabile arroganza senza nemmeno avere dalla loro la forza dei numeri. I tantissimi franchi tiratori dimostrano ciò che sosteniamo dal primo giorno: non si può tenere insieme tutto e il contrario di tutto».
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