Roma - Contatti informali Pd-Forza Italia, mediazioni segrete, sorprese in vista per settembre: chissà, la partita sulla riforma elettorale potrebbe pure riaprirsi. «Bisogna riprendere il dialogo, partendo magari proprio dal Senato, dove ci sono meno voti a scrutinio segreto». Pietro Grasso si è fatto avanti e molti pensano che abbia parlato per conto del Quirinale. Al momento però la prima preoccupazione di Sergio Mattarella è la manovra autunnale e la conseguente tenuta del governo. Questo non significa che al Colle non auspichino «un'iniziativa» sulla legge elettorale, ma sul dossier aleggia anche una realistica rassegnazione. Troppi gli appelli presidenziali caduti nel vuoto, troppi i tentativi parlamentari falliti. Il proporzionale, oltre ad essere il sistema vigente, è già la logica che regola la dinamica politica nazionale: siccome il principale avversario è diventato il tuo vicino, adesso c'è la tendenza a cercare più gli elementi che ti differenziano che quelli di sintesi, come dimostrano la rissa a sinistra e la frana al centro.
Però in un mese, che in politica è un'era geologica, la situazione potrebbe cambiare. A settembre infatti si chiuderà anche l'ultima finestra disponibile per le elezioni anticipate e quindi, con una prospettiva diversa, forse i partiti saranno disposti a ricominciare il negoziato interrotto bruscamente a giugno. «Tutti i gruppi, tranne il Pd, hanno chiesto di riprendere il confronto», ha spiegato un piccato Grasso, che spera che il Nazareno batta un colpo. Matteo Renzi, che mostra di non essere interessato all'argomento, ha risposto in maniera piuttosto vaga e polemica: «Le coalizioni vogliamo farle con i cittadini». In realtà sembra che il segretario stia soprattutto prendendo tempo. Prima di appoggiare un altro progetto vuole essere sicuro delle possibilità di riuscita.
Silvio Berlusconi intanto spinge perché si riprenda a discutere del sistema tedesco, rivitalizzando in qualche modo l'accordo a quattro Pd-Fi-M5s-Lega impallinato alla Camera sul nascere, al primo vagito, da un voto sulle minoranze linguistiche. A Palazzo Madama gli scrutini segreti sono molto più circoscritti, per questo motivo si sta pensando di trasferire a settembre al Senato l'intero pacchetto. Ma i Cinque Stelle stanno attraversando una fase poco dialogante: ieri Danino Toninelli ha attaccato una proposta Pd-Ala di riforma elettorale dei Comuni parlando di «complotto per non avere sindaci del M5s».
In questo quadro parlare di trattativa è prematuro. Però qualcosa si sta muovendo. La minoranza Pd cerca di fare asse con Pisapia in vista dell'autunno per convincere Renzi ad accettare le coalizioni. E la campagna acquisti di Forza Italia dentro i centristi di Ap e di Ala, oggi fermata dal Cavaliere, potrà essere utile domani per un'eventuale intesa Arcore-Nazareno.
Sempre che Renzi ne abbia davvero l'intenzione e che il M5s lo permetta. Altrimenti si voterà con lo sbarramento al Senato all'otto per cento e in quel caso nemmeno Berlusconi si presterà a coalizioni. Ognuno correrà per sé e poi si vedrà.
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