"L'ex premier rischia di finire nella pattumiera della Storia"

Il politologo: "Conte non può permettersi giri di valzer sulla politica estera. Il M5s senza il Pd non va da nessuna parte"

"L'ex premier rischia di finire nella pattumiera della Storia"

«Giuseppe Conte non può permettersi questi giri di valzer sulla Nato e sulla politica estera». Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica dell'Università di Bologna, inchioda il neo ri-eletto leader 5s che da giorni si oppone all'aumento delle spese militari, al pari di una sparuta minoranza rumorosa. E nel Pd si inizia a mettere in dubbio l'alleanza col M5s.

Professor Pasquino, che cosa pensa della posizione anti-militarista di Conte?

«È un brutto segnale per lo stesso Conte che non conosce la storia di questo Paese. Nel 2014 accettammo l'aumento delle spese militari al 2% e, quindi, ora adempiamo semplicemente a un compito assunto otto anni fa. Conte sta blandendo una parte dei 5s, parte che non è nemmeno tanto grande. Ce ne sono altrettanti guidati da Di Maio, da cui Conte cerca di differenziarsi, che sono favorevoli ad aumentare le spese militari».

Conte sarà il nuovo Turigliatto?

«No, sarebbe un omaggio troppo grande a Turigliatto. Mi auguro che Conte non intenda essere un nuovo Turigliatto che, come direbbe l'ucraino Trosky, è stato consegnato alla pattumiera della storia».

La politica estera può essere un problema per l'alleanza col Pd?

«Immagino che Letta sarà chiarissimo con Conte. Un conto è differenziarsi, un altro è mettere in crisi l'alleanza. Conte, senza il Pd, non va da nessuna parte. Il M5s, se va bene, è destinato al 15%».

Anche il Pd, però, ha bisogno del M5s.

«Assolutamente sì».

E quindi?

«Questa scelta in parte è nelle mani di Conte e in parte in quelle degli elettori. Se, infatti, Conte si distanzia troppo dal M5s può succedere che parte dell'elettorato decida che i dem siano più affidabili dei grillini. Il ché è peraltro vero».

Per il Pd, Luigi Di Maio può essere un interlocutore migliore?

«Di Maio è già un interlocutore. E, sebbene non sia il capo del M5s, ha con Letta relazioni sicuramente migliori di quelle che ha con Conte».

Ma allora come si risolve il problema della leadership per il M5s?

«Conte è stato rieletto leader, ma queste votazioni online non misurano la popolarità e l'autorevolezza del leader. La questione della leadership la possono risolvere solo gli elettori».

Letta segue la strada filo-atlantica tracciata da Berlinguer?

«Non solo, ma ci crede fermamente. È convinto che ci debba essere una stretta relazione tra Italia, Ue e Stati Uniti. L'Europa non può non essere alleata degli Stati Uniti».

L'Anpi, invece, mantiene una posizione di terzietà.

«Una posizione ambigua che per me è solo di una parte dell'Anpi. Non sappiamo quanto sia condivisa la posizione del presidente Pagliarulo».

Smuraglia, che è stato presidente dell'Anpi, ha infatti assunto una posizione diversa.

«I partigiani vivono una contraddizione non credibile che è già stata fatta notare anche da Liliana Segre. Se gli americani non avessero dato le armi ai partigiani italiani, la situazione sarebbe stata molto grave».

Anche l'ex presidente della Camera Laura Boldrini si è buttata su posizioni pacifiste...

«Non sono posizioni pacifiste, ma ambigue e confuse. I veri pacifisti sono per una pace che riconosca la giustizia sociale e, in questo caso, per una pace che garantisca all'Ucraina il diritto di vivere in maniera indipendente, libera e democratica. Per questo motivo dobbiamo evitare che la Russia conquisti pezzi di Ucraina».

Perché la sinistra si divide sul riarmo?

«Il riarmo non c'entra.

Il problema è capire da che parte stare. Davanti a un'aggressione a un Paese democratico e indipendente come l'Ucraina dire che bisogna capire le ragioni della Russia è un'operazione perdente e sbagliata. Il guerrafondaio è Putin, non Zelensky».

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