L'export continua a volare (+8%). E dai dazi cinesi una nuova chance

Il rapporto annuale Mediobanca su un settore molto dinamico

L'export continua a volare (+8%). E dai dazi cinesi una nuova chance

Da quando, nel 2015, ha messo la freccia e superato la Francia in termini di produzione, l'industria italiana del vino non ha mai smesso di crescere. Quel mix di cultura millenaria, unicità territoriale e qualità straordinaria innestato su una sanissima vocazione a vendere dentro e fuori i confini, ha portato in dote lo scorso anno un incremento del fatturato del 6,5% e una lievitazione dell'export di quasi l'8%, in base a un'indagine di Mediobanca. Cifre che dimostrano il dinamismo di una delle eccellenze del made in Italy, verso cui la Cina sta mostrando un apprezzamento crescente testimoniato dai 130 milioni di euro spesi per acquistare bottiglie tricolori. E ora, l'industria vinicola italiana potrebbe trarre ulteriore vantaggio dai dazi applicati dal Dragone ai vini statunitensi, che nel 2017 si sono piazzati al settimo posto nella classifica dei maggiori fornitori del gigante asiatico, due piazze sotto l'Italia.

Peraltro, non è che i nostri produttori abbiano bisogno di aiuti esterni. Sanno benissimo far da soli. Fino al punto da avere una certa riluttanza ad autofinanziarsi attraverso il canale della Borsa. Appena due, infatti, le aziende di casa a Piazza Affari (Masi Agricola e Italian Wine Brands). Un peccato, visto che sempre Mediobanca ha stimato come il valore delle 94 società vinicole italiane potrebbe passare dagli attuali 3,13 miliardi a 5,3 miliardi se tutte decidessero di quotarsi. I motivi legati a un sostanziale disinteresse verso la Borsa sono probabilmente molti. A cominciare da strutture societarie per lo più a controllo familiare, poco propense a confrontarsi con le dinamiche e le variabili talvolta irrazionali dei mercati; pesa anche una liquidità generalmente soddisfacente, grazie alla quale lo sviluppo passa attraverso l'autofinanziamento; oppure, potrebbe essere anche un problema di scarso ricambio generazionale, con pochi under 35 ai vertici delle aziende.

In ogni modo, va già bene così.

Lo stato di salute del settore è eccellente, ed è testimoniato anche dalla sua capacità di occupare, a livello di distretti, le prime posizioni nella classifica per performance di crescita e redditività curata da Intesa Sanpaolo, con il Prosecco di Conegliano terzo, i vini del veronese al sesto e quelli delle Langhe, Roero e Monferrato al sedicesimo.

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