La ripresa c'è o almeno così pare. Anche il Fondo monetario internazionale, nell'aggiornamento del World economic outlook ha migliorato le stime sul Pil italiano 2017 di 5 decimi di punto percentuale rispetto ad aprile, portando la previsione di crescita dallo 0,8 all'1,3 per cento. Prospettive migliori anche per l'anno prossimo: l'economia del nostro Paese dovrebbe crescere dell'1% anziché dello 0,8 precedentemente preventivato. La Banca d'Italia nell'ultimo Bollettino economico aveva formulato un pronostico ancor più roseo +1,4% quest'anno e +1,3% nel 2018.
La causa della revisione al rialzo, ha spiegato il capo economista Maurice Obstfeld, risiede nell'andamento superiore alle attese della crescita economica nel primo trimestre. Il trend che dovrebbe proseguire, secondo molti analisti, anche in quello conclusosi a giugno. In tutta la zona euro, ha sottolineato l'Fmi, lo spread con i Bund tedeschi si è «fortemente compresso» in Italia, Francia e Spagna, in virtù della «diminuzione dell'incertezza elettorale e per i segnali di ripresa in rafforzamento». Nel nostro Paese, inoltre, anche la domanda interna ha mostrato un buon andamento. Le notizie positive, tuttavia, finiscono qui, in quanto il divario con Eurolandia si incrementa: l'Italia è praticamente un fanalino di coda con un differenziale di crescita del Pil di 0,6 punti quest'anno e di 0,7 nel 2018.
Certo, il premier Paolo Gentiloni ha messo in evidenza come la revisione delle stime 2017 sia stata molto più generosa di quella di Francia (+0,1) e Germania (+0,2). «L'Italia sale qualche scalino in più», ha commentato aggiungendo che «un Paese che cresce di più delle previsioni è un Paese che può avere una legge di bilancio e un abbassamento del debito più significativi». Insomma, si tratta di «numeri importanti» ma, ha precisato il presidente del Consiglio, «se qualcuno si illude, anche all'interno del governo, che queste cifre producono effetti immediati su questioni come il lavoro, fa bene a toglierselo dalla testa perché quelle cifre sono la premessa per poter affrontare i problemi».
Il riferimento del premier alla prossima legge di Bilancio lascia intendere che le linee guida non saranno modificate. D'altronde, la previsione di crescita sul 2018 fatta dall'Fmi è uguale a quella contenuta nel Def. Per cui non si uscirà dal sentiero già previsto: clausole di salvaguardia (15 miliardi), cuneo fiscale (7,5 miliardi il costo complessivo della decontribuzione per i giovani), investimenti e lotta alla povertà. Tenuto conto che la Commissione Ue si è detta favorevole a concedere flessibilità sulla correzione del deficit e che lo sconto vale tra gli 8 e i 9 miliardi, restano da reperire circa 15 miliardi.
«Sarebbe assai grave se quest'onere ricadesse sulle imprese attraverso un qualunque aumento diretto o indiretto della tassazione», ha messo le mani avanti il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo.
Un messaggio esplicito in vista della pubblicazione dei risultati della commissione che analizza detrazioni e deduzioni sulle quali il ministro dell'Economia Padoan, vorrebbe risparmiare almeno un miliardo con un conseguente aggravio della pressione fiscale. Ecco perché si pensa di mettere fieno in cascina con le sanatorie 2017. La voluntary-bis, che è andata male, sarà prorogata almeno fino a fine settembre per raggiungere il target di 1,6 miliardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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