In Liberia la fantasia va al potere II re Leone Weah eletto presidente

Dopo una rincorsa lunga 12 anni l'ex campione del Milan vince l'ultimo ballottaggio. Ma restano le ombre sui suoi alleati

In Liberia la fantasia va al potere  II re Leone Weah eletto presidente

L'ha presa larga, partendo da lontano, come il gol che infilò al Verona con la maglia del Milan, ventuno anni fa, da area a area, fregandosene degli ostacoli, dello spazio e del tempo, la fantasia che va al potere, nothing is impossible. Il senatore George Weah ha finito la corsa cominciata dodici anni fa quando fu quasi doppiato al ballottaggio da Ellen Johnson-Sirleaf, un premio Nobel contro un calciatore, sembrava quasi una bestemmia. Denunciò brogli, «un voto che è tutto meno che democratico, libero e trasparente» ma poi per il bene della Nazione la piantò lì. Da oggi è il nuovo presidente della Liberia, proprio al posto della Johnson-Sirleaf: al ballottaggio più di due milioni di elettori, il 61,5% dei voti, hanno scelto lui, l'opposizione, invece di Joseph Boakai, 73 anni, uomo politico di lungo corso appoggiato dal potente Partito per l'Unità, che governava il Paese e che fino a ieri si dimostrava sicuro: «Vinceremo perché il popolo sa che siamo i migliori». Il popolo in realtà aveva scelto George già al primo turno, quasi 4 liberiani su 10 stavano con lui, ci sono state irregolarità e brogli, hanno certificato i giudici, ma non così gravi da giustificare la ripetizione del voto. Il ballottaggio, per le stesse ragioni, è stato spostato di due mesi. Oltre che sui voti della provincia più popolosa della Liberia, quella di Montserrado, dove si trova la capitale Monrovia, e in 12 delle 15 contee del Paese, il Re Leone poteva anche contare sui sostenitori dell'ex first lady e sua vice, l'influente senatrice della regione di Bong Jewel Howard-Taylor, ex-moglie dell'ex dittatore Charles Taylor, ancora popolare nonostante la condanna a mezzo secolo di galera per crimini di guerra e contro l'umanità. «Questa transizione è cruciale. Se la Liberia ne esce vittoriosa, sarà una vittoria anche per i paesi dell'Africa occidentale e per l'Africa in generale» ha spiegato l'ex-presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, capo degli osservatori elettorali del National Democratic Institute, che ha sede negli Stati Uniti. La Liberia è figlia di una guerra civile, finita 14 anni fa che ha fatto 250.000 vittime e di una recente devastante epidemia di ebola. E le cicatrici si vedono tutte.

A 51 anni George Weah, Pallone d'oro, miglior giocatore africano del Ventesimo secolo, sarà ancora l'uomo dell'impossibile. Ha promesso istruzione gratuita dall'asilo alle superiori e posti di lavoro. E su twitter ha festeggiato sobrio:: «É con profonda emozione che voglio ringraziare il popolo liberiano per avermi fatto l'onore di votarmi. È una grande speranza». Ma dovrà dimostrarsi all'altezza della Johnson-Sirleaf, che durante il suo mandato ha ottenuto il ritiro della missione di pace dell'Onu, presente per 13 anni, e il ritiro di tutte le sanzioni imposte dall'Onu. «Grazie a lei la Liberia è molto migliorata sul piano della sicurezza e della stabilità» ha detto l'ex segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon.

Il Paese ha aumentato il suo Pil del 248%, ripreso le esportazioni di cacao, caffè, ferro, oro e diamanti, è riuscita a cancellare quasi 4 miliardi di dollari di debito estero e ha migliorato la speranza di vita da 56 a 62 anni. Ma il re leone non paura del futuro. Da calciatore diceva: «Nella vita niente è sicuro finché non accade».

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