Roma Due morti da riportare a casa. Da qui riparte il caso Libia, con Renzi che taglia corto e nervoso: «Quando arriveranno le salme vi sarà data comunicazione ufficiale». Il resto è politica e ombre di guerra.Trenta, forse quaranta raid contro «obbiettivi Isis» per spianare la strada a un intervento via terra. Stando al New York Times, il piano del Pentagono per pacificare la Libia è già pronto. Ma l'Italia, che dovrebbe guidare la coalizione internazionale, frena: per Palazzo Chigi non ci sono le condizioni. «La priorità - dice Matteo Renzi - è la nascita di un governo». Come succede spesso, è Giorgio Napolitano a spiegare meglio la situazione. «Roma è prudente? Certo, se non ci chiamano, non ci si va. La lotta all'Isis non c'entra, qui parliamo di una missione di supporto alla stabilizzazione di uno Stato libico legittimo. Però se la condizione è la nascita di un governo nazionale pienamente rappresentativo, che attendiamo da mesi». E se le cose restano così, la spedizione «resta sospesa nell'aria», altro che cinquemila soldati. «Figuriamoci se ci si va con migliaia di militari senza neanche essere chiamati. Questo non esiste», conclude.E mentre le opposizioni chiedono a Renzi e a Gentiloni di riferire in Parlamento, mentre proseguono le polemiche sulle differenze di vedute tra i premier e il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che aveva parlato di cinquemila uomini, l'ambasciatore americano cerca di ricucire lo strappo. «Io sono amico di Matteo Renzi da sette anni - dice - e sulla Libia, Italia e Usa lavorano in stretta connessione». John Phillips fa il suo lavoro, il diplomatico, però tiene il punto: «Ero leggermente irritato perché alcune dichiarazioni rese sono state riportate in maniera non chiara. L'Italia ha dichiarato, e anche gli Stati Uniti lo hanno fatto, che se in Libia si crea un governo di ampia convergenza, nel quadro di una missione delle Nazioni Unite, si può valutare un'assistenza» Perciò Roma che «ha relazioni storiche» con Tripoli «ed è interessata a stabilizzare il Mediterraneo per contrastare il flusso migratorio», farà la sua parte. Anche la Francia ci spinge a muoverci. A Venezia, l'incontro tra Renzi e Hollande ha un'ampia pagina di politica estera.
«Noi condividiamo molte battaglie comuni sulla lotta al terrorismo e la costruzione di un modello culturale», dice Renzi. Quanto alla Libia, «serve una visione di lungo periodo». Il presidente francese è «d'accordo con l'Italia sul fatto che in Libia debba esserci un governo». Però, aggiunge, «va condotta la lotta contro l'Isis».MSc- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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