Riad - Annuncio a sorpresa. Inaspettato. L'Iran presenterà questa settimana all'Onu il suo piano di pace per la regione. Si chiamerà «Coalizione per la speranza». Ad annunciarlo è stato il presidente iraniano Hassan Rohani. «L'iniziativa coinvolgerà i paesi dell'area - ha precisato il leader iraniano - al fine di formare un'alleanza che garantisca la sicurezza». Rohani ha parlato ad una cerimonia per commemorare l'inizio della guerra Iran-Iraq, scoppiata il 22 settembre del 1980. «I Paesi della regione sono in grado di provvedere da soli alla sicurezza», ha sottolineato e poi aggiunto che «i nemici continuano a mentire e dichiarare che sono loro a garantire la sicurezza».
Secondo Rohani però le incongruenze sono diverse. «Se stanno dicendo la verità - ha chiesto con sarcasmo - perché hanno dovuto inviare nell'area una così grande quantità di armi pericolose?». «La presenza di forze straniere nella regione - ha poi proseguito - col pretesto che si occupano della sicurezza ha solo portato insicurezza e disgrazie», «dolore e miseria» e non si dovrebbe cadere in una «corsa agli armamenti». Ha così invitato «le forze straniere ad allontanarsi dalla regione».
Rohani però non ha fornito i dettagli del piano. Ha affermato soltanto che la pace nello Stretto di Hormuz potrebbe essere raggiunta «in collaborazione con vari Paesi». Ha poi affermato che l'Iran è pronto a mettere da parte «gli errori del passato» commessi dai vicini regionali. «In questo delicato e importante momento storico, annunciamo ai nostri vicini che porgiamo loro la mano dell'amicizia e della fratellanza», ha annunciato.
L'iniziativa di Rohani è accompagnata da quella dei ribelli houthi dello Yemen impegnati in una estenuante guerra con la coalizione a guida saudita. I guerriglieri sciiti hanno proposto di porre fine a tutti gli attacchi contro l'Arabia Saudita purché il regno e i suoi alleati facciano lo stesso. «Bisogna sfruttare questa opportunità - ha affermato l'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths - e andare avanti con tutti i passi necessari per ridurre la violenza, l'escalation militare e la retorica inutile».
Ma il doppio segnale distensivo arriva proprio quando gli Stati Uniti stanno per inviare più truppe in Arabia Saudita in seguito all'attacco alle raffinerie del regno. Il parere del ministro degli esteri saudita Jabal Al Jubeir in merito è stato molto chiaro. I raid della scorsa settimana alle strutture petrolifere saudite sono stati «un attacco contro tutta l'umanità» e l'Iran sta cercando «di dividere il mondo», ha tuonato sabato il ministro. «I bombardamenti sono stati intrapresi con armi iraniane» ed è per questo motivo che l'Iran dovrebbe essere ritenuto «responsabile per l'incidente»; «siamo certi che l'offensiva non provenisse dallo Yemen ma dal nord», ha poi aggiunto.
La risposta è arrivata dal comandante in capo dei Pasdaran Hossein Salami che così ha fatto sentire la propria voce. «Chiunque voglia che la sua terra diventi il principale campo di battaglia, continui. Faccia attenzione, un'aggressione limitata non rimarrà limitata. Distruggeremo qualsiasi aggressore».
Quest'anno si è assistito a continue tensioni tra Stati Uniti e Iran.
L'escalation è iniziata dopo l'abbandono da parte del presidente Donald Trump dell'accordo sul nucleare del 2015 volto a limitare le attività nucleari iraniane e il ripristino delle sanzioni. Secondo alcuni analisti il pericolo ora è che una parte o l'altra fraintenda i segnali dell'avversario e faccia qualcosa che spinga inavvertitamente questa regione in una guerra che in realtà nessuno vuole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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