L'Onu ha dichiarato guerra ai nemici della nostra salute

Fumo, alcol e obesità fatali per 40 milioni di persone L'obiettivo: ridurre le malattie di un terzo per il 2025

Gioia Locati

Il nostro pianeta è sovrappopolato ma cresce anche in modo «non sostenibile» per il fatto che 40 milioni di persone, ogni anno, muoiono di malattie non geneticamente trasmissibili. Fra queste 15 milioni hanno dai 30 ai 69 anni.

Infarti, ictus, diabeti, alcuni tumori e le malattie polmonari, si potrebbero prevenire cambiando stili di vita. Per cercare di ridurre queste morti l'Onu ha stabilito un programma nell'Agenda 2030 sottoscritta nel 2015 dai governi di 193 Paesi. Sono 17 gli obbiettivi sostenibili (Sustainable Development Goals - SDGs), suddivisi in 169 target, che mirano a ridurre la povertà, a proteggere il pianeta e ad assicurare benessere a un sempre maggior numero di individui. In particolare, con il coinvolgimento delle associazioni, della società civile e delle aziende private, l'Onu si è prefissa di ridurre di un terzo le malattie non geneticamente trasmissibili, entro il 2025. Di questo si è discusso nel luglio scorso a New York, presso la sede dell'Onu. In rappresentanza dell'Italia sono intervenuti il Presidente della Fmsi, Federazione medico sportiva italiana, Maurizio Casasco e Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell'Università Tor Vergata di Roma.

Fra le cause delle malattie non geneticamente trasmissibili l'Oms individua: il fumo, l'eccessivo consumo di alcool, la cattiva alimentazione e l'inattività fisica. Oltre 7 milioni di morti nel mondo sono attribuibili al fumo. In Italia i decessi da dipendenza da tabacco sono stimati fra i 70.000 e gli 83.000. Se l'obiettivo di riduzione di un terzo delle malattie provocate dal tabacco si realizzasse nel 2025, si eviterebbero 38 milioni di morti premature.

L'alcool incide in oltre 60 malattie non trasmissibili, è fattore di rischio in tutti i tumori. La cattiva alimentazione minaccia un abitante del pianeta su tre. Secondo la Fao, entro il 2030, ben due miliardi di persone si alimenteranno con un cibo povero di nutrienti essenziali, come vitamine e sali minerali, indispensabili per mantenere la salute. E aumenteranno le persone che soffrono di ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari e tutte le patologie associate all'abuso di grassi saturi, zucchero e sale.

I contributi degli scienziati italiani sono stati rilanciati durante un incontro che si è svolto ieri in Senato.

«L'esperienza degli specialisti in medicina dello sport poggia sulla cultura della prevenzione ha esordito Maurizio Casasco e la riduzione del rischio è la chiave di volta per cercare di arginare queste malattie. La medicina dello sport, caratterizzata dalla cultura della prevenzione, ha come tratto distintivo la riduzione del rischio. La nostra Federazione mette a disposizione il proprio bagaglio di esperienze, derivato dallo studio dei grandi atleti, che possono essere trasferite a beneficio di tutti». L'infiammazione cellulare, anticamera di molte malattie, si può contrastare a tavola e facendo attività fisica, ci spiega Casasco. «Ma non basta mangiare meno, occorre saper fare una scelta qualitativa degli alimenti. Allo stesso modo l'attività fisica va calibrata su ciascuno, come si fa con le terapie».

Casasco ricorda come si sia riusciti ad abbattere il numero delle morti improvvise fra gli sportivi: «Abbiamo ridotto il rischio grazie alla ricerca, all'innovazione tecnologica e all'educazione su larga scala. È fondamentale tener presente questi progressi e saperli individuare in vista della promozione della salute. Dal ridotto inquinamento industriale, alle coltivazioni a basso impatto ambientale, «vi è un modo di indirizzare la scienza al servizio dell'uomo».

«Nel caso del fumo ha aggiunto Casasco - la scelta migliore è quella che porta a liberarsi completamente della dipendenza, ma la riduzione del rischio

attraverso diverse soluzioni è in linea con il nostro concetto di prevenzione. Perciò sono convinto che anche il settore privato, capace di investire in ricerca, possa dare un importante contributo alla mission globale».

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