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Fake news, scontro Renzi-M5S. "È un complotto? Messi male"

Dalla Leopolda parte la campagna contro le fake news. Carrai annuncia un "algoritmo verità". E il Pd accusa M5S e Lega: "In hanno la stessa matrice". E scoppia la polemica

Fake news, scontro Renzi-M5S. "È un complotto? Messi male"

La battaglia è annunciata: uno dei fronti sui quali verrà combattuta la prossima campagna elettorale è quello contro le fake news. Matteo Renzi ne ha fatto uno dei temi chiave della Leopolda e anche Luigi Di Maio e Matteo Salvini, chiamati in causa dal segretario Pd, non sono disposti a tirarsi indietro. "M5S e Lega escono con gli stessi codici nell'advertising dei social - ha detto l'ex premier chiudendo la kermesse di Firenze - usano le stesse tubature, vi abbiamo sgamato amici dell'opposizione". Parole che ha poi ribadito nella sua enews serale, sostendo che se "il blog di Beppe Grillo grida al complotto" allora "stanno messi male, non c'è dubbio".

Il Pd alla ricerca delle fake news

Tra i tavoli tematici, che ieri hanno approfondito il tema delle fake news, c'erano Matteo Richetti e Alessia Rotta. "Non vogliamo fare leggi o censurare nessuno ma educare ad essere responsabili - ha anticipato Renzi dal palco - ogni 15 giorni il Pd presenterà un rapporto su tutte le schifezze che troviamo in rete". Con la fine della legislatura alle porte e, soprattutto, in vista della partita delle politiche, i dem vogliono affidare il dossier ad alcuni esperti che "ristabiliscano la verità e rifondino quel senso di comunità" che si è perso perché ormai "nessuno si fida più di nessuno". Oggi in una intervista al Corriere della Sera Marco Carrai, amico di vecchia data di Renzi, rivela di essere al lavoro per creare un "algoritmo verità" che, tramite artificial intelligence, "riesca a capire se una notizia è falsa". "L'altra idea - annuncia - è creare una piattaforma di natural language processing che analizzi le fonti giornalistiche e gli articoli correlandoli".

La caccia alle streghe

"Si deve punire chi la produce e chi la diffonde". Ai microfoni di Radio Capital il presidente del Pd Matteo Orfini prova a delineare gli strumenti di quella che, a conti fatti, è l'ultima caccia alle streghe della sinistra. Al Nazareno non hanno ancora deciso se partorire una nuova legge, "dare maggiori poteri all'Agcom" o "cercare di coinvolgere in modo più attivo le piattaforme, a cominciare da Facebook". Orfini denuncia le "reti di siti organizzate che rilanciano certe cose", cita "la foto bufala di Boschi e Boldrini ai funerali di Riina ha fatto decine di migliaia di condivisioni in pochi minuti" e finisce per attaccare i grillini. "Dovrebbero chiarire le cose piuttosto curiose che sono emerse - accusa - i siti collegati a Salvini sono accomunati in rete al M5S, visto che hanno la stessa matrice, cioè la pubblicità, legata agli stessi soggetti. Come mai fanno finta di scontrarsi e poi su questo terreno Salvini e Di Maio sono la stessa cosa?".

La replica di M5S e Lega Nord

Alle accuse dei dem grillini e leghisti hanno fatto letteralmente muro. "Renzi ha speso 400mila euro per andare in giro in treno - accusa Matteo Salvini a 24 mattino su Radio24 - si vede che a lui ci sono banche che fanno credito, si vede che ha un buon rapporto con alcune banche, mettiamola così". Il leader del Carroccio assicura di non aver mai incassato una lira dalla pubblicità: "Provo a usare Facebook e social per avere un minimo di voce, per contrastare il Tg1 e il TG5 e le bufale di regime bufale contro cui io non ho nessuna voce. Posso usare i due quattrini che ho in tasca per fare due post su Facebook e Twitter". Sull'argomento entra a gamba tesa anche il blog di Beppe Grillo.

"Sul web ognuno, anche per mero scopo di guadagno attraverso la pubblicità, chiuso nella sua stanza può scegliere di aprire più di una piattaforma e pubblicare quel che vuole. Ma ciò non significa - chiariscono i Cinque Stelle - che ci debba essere un coinvolgimento della forza politica di riferimento".

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