L'ultima sparata di de Magistris: la doppia moneta

Antonio Borrelli

Napoli «È venuto il momento di accelerare, in modo forte e radicale, sull'autonomia della Città di Napoli». Esordisce così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, sempre più a suo agio nel ruolo di Masaniello autonomista del nuovo millennio. Il primo cittadino annuncia tre delibere che la giunta approverà per realizzare «Napoli Città Autonoma». Prima l'elaborazione di un manifesto politico sull'autonomia, poi la cancellazione del debito e per finire, la realizzazione di una moneta aggiuntiva all'euro «per dare forza a Partenope». È ancora presto per sapere se si tratta dell'ennesima provocazione o di un convinto tentativo secessionista para-amministrativo, ma lui assicura - non prima di aver sfidato il governo («vedremo se ci ostacoleranno») - che «non si tratta di mera propaganda meridionalista».

Eppure, sin dalla prima elezione nel 2011, de Magistris ha continuato a saldare la retorica della nazione napoletana alla sua lotta contro il governo rimarcandone la distanza. E la sua politica social è costruita finemente per espandere il consenso tra orgogliosi napoletani, neoborbonici e tifosi. Ma i paradossi di un de Magistris in formato secessionista sono svariati.

A partire dal fatto che sia un leader del Sud a raccogliere il ruolo di divulgatore di identità locali quando la Lega nord (per decenni innesco della suscettibilità partenopea) si è ormai trasformata in un partito nazionale e nazionalista. Una cosa è certa: ormai la rivoluzione arancione ha un giglio incastonato nella bandiera.

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