L'ultima vittoria degli alpini: arruolare gli Schutzen alla loro festa

Deporranno insieme corone ai defunti. Critiche dai nostalgici

L'ultima vittoria degli alpini: arruolare gli Schutzen alla loro festa

Qualche sparuto nostalgico c'è ancora, gruppi di schützen trentini che una volta si sarebbero chiamati austriacanti e non s'arrendono all'Italia unita. Hanno rialzato la testa in vista dell'adunata nazionale degli alpini che si svolgerà il prossimo fine settimana a Trento. Un appuntamento importante: è il 91mo raduno delle penne nere e si svolge nei 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, quando Trentino e Sudtirolo passarono dagli Asburgo ai Savoia. Sarà presente anche il presidente Sergio Mattarella a commemorare il sacrificio degli alpini e suggellare l'unità del Paese.

Ma il sentimento anti italiano circola ancora. L'associazione «Noi Tirolesi» organizza oggi pomeriggio a Rovereto, che è città della Pace, un corteo con la «corona della sofferenza», simbolo «dello strappo subito dal nostro amato Tirolo»: un breve percorso dove sarà vietato partecipare indossando la «tracht», ovvero l'abbigliamento tradizionale con pantaloni alla zuava, giacche di lana cotta e cappelli piumati, «onde evitare strumentalizzazioni». Qualche bandiera tricolore è stata strappata e pure un paio di striscioni che danno il benvenuto agli alpini. Episodi marginali, segno però di cicatrici che dopo cent'anni non sono ancora rimarginate.

Quando fu annunciata la scelta di Trento, alcuni schützen la definirono «una provocazione»: per loro, i cui nonni e bisnonni combatterono per Francesco Giuseppe contro le penne nere schierate sul fronte veneto, la Grande guerra significa la divisione del Tirolo, non l'unità d'Italia. Al traino sono venuti alcuni gruppi contrari all'appuntamento ma con scarso seguito: su Facebook la pagina «No all'adunata degli alpini a Trento nel 2018» è seguita soltanto da 689 persone. Un'analoga petizione online è stata chiusa con 694 sottoscrittori.

La storia insegna che l'annessione del Trentino fu molto meno traumatica di quella del Sudtirolo. Trento e Rovereto non sono, e non erano, di madrelingua tedesca, a differenza di Bolzano. I legami con Innsbruck e Vienna non erano altrettanto solidi. Il nazionalismo era meno esasperato e nel secondo dopoguerra non si sono verificati episodi di violenza eversiva come in Alto Adige né agirono sacche di resistenza al nemico occupante. Nelle scuole della provincia di Trento oggi non è vista troppo bene la rara presenza di qualche esponente dei «tiratori» tirolesi che propongono di illustrare il loro passato. Quello trentino è un popolo di confine che di guerre ne ha viste fin troppe attraverso i secoli, e non le ama.

L'adunata della prossima settimana è stata pensata come un'occasione di riconciliazione. Spiega Maurizio Pinamonti, presidente della sezione di Trento dell'Associazione nazionale alpini: «Sabato a Rovereto assieme a schützen e kaiserjäger, cioè gli eredi dei fanti reclutati in Tirolo che furono uno dei reparti scelti dell'esercito imperiale austriaco, deporremo insieme corone di fiori al monumento degli alpini e al monumento degli schützen. Questa sera al teatro Sociale di Trento si esibiranno il coro Ana e l'Original Tiroler Kaiserjägermusik.

All'adunata sarà presente anche la fanfara della Croce nera d'Austria, l'associazione che collabora con il ministero della Difesa di Vienna per mantenere viva la memoria dei caduti in guerra. Da parte nostra non c'è alcuna contrapposizione, siamo estranei a polemiche e partigianerie».

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