Roberto Fabbri
«Siamo in stato d'assedio. La tempesta migratoria non è finita, si è soltanto provvisoriamente calmata. Si tratta di un cavallo di Troia del terrorismo». Il premier ungherese Viktor Orbàn, capofila in Europa della resistenza al presunto dovere di ogni Paese dell'Ue di accogliere una quota degli immigrati raccolti nel Mediterraneo, non intende «ravvedersi». Così ieri ha commentato il voto favorevole a larga maggioranza del Parlamento di Budapest su un tema che ha subito suscitato ripulsa a Bruxelles e non solo: la reintroduzione della detenzione sistematica per i migranti che giungono in Ungheria.
Questa pratica era già stata in vigore fino al 2013, ma era stata abolita su pressione congiunta dell'Ue e dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. Ieri i deputati ungheresi l'hanno votata con numeri schiaccianti (138 sì, 22 astenuti e solo 6 contrari), istituendo una «zona di transito» ai confini meridionali con la Serbia. Quest'area sarà l'unica in cui i richiedenti asilo potranno presentare le loro domande di ammissione in Ungheria. Sarà però obbligatorio per gli aspiranti immigrati attendere l'esito della procedura in appositi centri circondati da filo spinato realizzati lungo la frontiera: in pratica si tratta di container, all'interno dei quali i profughi dovranno risiedere fino all'ottenimento della risposta. Se questa sarà negativa, sarà automatico il rinvio dei respinti in Serbia.
La norma approvata ieri a Budapest è valida solo in presenza di uno stato di emergenza nazionale legato all'immigrazione, ma è proprio questo il caso attuale: esso è infatti stato decretato in Ungheria già alla fine del 2015. La legge fissa attualmente a 25 il limite di persone cui è consentito presentare domanda d'asilo nelle zone di transito. Proprio ieri Orbàn ha affermato che «attualmente sono centinaia di migliaia le persone che stanno pianificando di partire per l'Europa».
Le cifre della pressione migratoria sull'Ungheria sono in realtà meno drammatiche di quanto Orbàn voglia farle apparire, anche se va ricordato che stiamo parlando di un piccolo Paese di 10 milioni di abitanti (un sesto dell'Italia). Nel 2016 sono stati circa 30mila i migranti che hanno fatto richiesta di asilo alle autorità di Budapest, ma la quasi totalità di loro ha poi proseguito il viaggio verso altri Paesi: solo 425 persone hanno ottenuto il permesso di restare, mentre altre 586 risultano in attesa. Le nuove norme si applicheranno probabilmente anche a costoro, oltre che ai futuri richiedenti.
L'Ungheria ha già costruito barriere per bloccare l'ondata migratoria ai suoi confini meridionali con la Serbia e la Croazia.
Attualmente è in corso la realizzazione di una seconda barriera lungo un altro tratto della frontiera serba. Orbàn non ha badato a spese per renderla efficiente: sarà attrezzata con telecamere di sorveglianza e perfino rilevatori termici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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