Di Maio, sì proprio lui, che fa il responsabile. Salvini nei panni del moderato. Conte che si allinea ai consigli del capo dello Stato. Tria di nuovo in grande spolvero. Succede anche questo nella maggioranza gialloverde. La svolta buonista si materializza dopo il vertice a Palazzo Chigi sulla prossima Finanziaria. «L'obiettivo è una manovra nel segno della crescita nella stabilità», annuncia il premier. «Sarà una legge di bilancio coraggiosa e terrà anche i conti in ordine. Non sfidiamo l'Unione europea», aggiunge Di Maio. E il ministro dell'Interno: «Vogliamo rispettare gli impegni presi con gli italiani restando nei vincoli Ue».
Una sterzata netta, quasi un'inversione a U. Solo pochi giorni fa il governo voleva sforare il tetto del tre per cento deficit-Pil e minacciava di non pagare i contributi comunitari, adesso invece i suoi principali esponenti fanno a gara per spegnere sul nascere tutti i possibili focolai. È l'effetto della moral suasion del Colle, del lavoro diplomatico costante e discreto che da qualche settimana Mattarella sta esercita su Conte e Tria? Forse, ma al Quirinale ancora non si fidano e prima di sbilanciarsi aspettano i fatti, cioè di leggere cifre e provvedimenti. O magari il cambio di passo è frutto della pressione dei mercati, della paura di una tempesta finanziaria.
Chissà. Fatto sta che, almeno nei toni, la mutazione genetica è evidente. Ora che le scadenze si avvicinano, è meglio fare i responsabili. Ora che il gioco si fa duro, basta con le guerre contro Bruxelles. Fino a ieri Giovanni Tria era considerato un corpo estraneo, un infiltrato, un agente del Colle e della Bce imposto a forza nel «governo del cambiamento», adesso il ministro dell'Economia sembra tornato in auge. «Non c'è alcuna contrapposizione con Tria - assicura Di Maio - Anzi, nell'esecutivo c'è un gran bel lavoro di squadra».
All'Europa poi, arrivano solo segnali di pace. «Stiamo approfondendo tutti i dettagli - dice Conte - per varare un piano finanziario che tenga i conti in ordine e che consenta al paese di perseguire un pieno rilancio sul piano economico-sociale». E anche Salvini è costretto a un bagno di realismo. «Gli italiani intelligenti, sanno benissimo che non moltiplichiamo pani e pesci e non facciamo in sei mesi quello che altri non hanno fatto in sei anni. Però già in questa manovra, rispettosa di tutti i vincoli, le regole e i principi eterodiretti, ci sarà l'avvio dello smontaggio della Legge Fornero, della riduzione delle tasse, della pace fiscale, del reddito di cittadinanza e della semplificazione burocratica».
Questo è soltanto l'«avvio», precisa dunque il ministro dell'Interno, perché le risorse sono quelle che sono, poche, e molte delle costose riforme promesse in campagna elettorale dovranno essere accantonate o come minimo rallentate. Di Maio pure è in modalità pompiere: «La prossima manovra manterrà i conti in ordine ma sarà coraggiosa, rassicurerà i mercati, ma anche le famiglie che hanno bisogno, i cui figli non trovano lavoro. L'obiettivo è realizzare le misure economiche, non sfidare l'Europa sui conti». Quanto al famoso rapporto deficit-Pil da sfiorare o sforare, «l'argomento non è stato oggetto della discussione».
E, nel quadro di una generale svolta di responsabilità, un'altra retromarcia sostanziale il governo la fa sui vaccini: i bambini non immunizzati non potranno entrare a scuola. Mattarella è soddisfatto. «Nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza e diffidenza verso le sue affermazioni e risultati».
Nei prossimi giorni si capirà se è solo un cambio di toni o una revisione strategica. Intanto i mercati apprezzano e lo spread scende a 255. Apprezza anche il presidente della Confindustria Luigi Boccia: «Le dichiarazioni di apertura di Salvini fanno ben sperare al nostro mondo.
Oggi mi ha cambiato l'agenda. Mi sembra che le dichiarazioni del vicepremier vadano verso una dimensione di grande responsabilità: attenzione alle regole europee, all'interno di questo una visione di piano di medio termine».
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