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M5s grida al tradimento: restituisca 70mila euro

La collega Dadone: se hai coraggio non fuggi Fioramonti raduna i ribelli delle restituzioni

M5s grida al tradimento: restituisca 70mila euro

La buona notizia è che si è dimesso da ministro dell'Istruzione e la cattiva è che minaccia di farsi leader di tutte le anime perse del M5s. Dopo aver raggiunto la celebrità con le sue proposte improbabili, Lorenzo Fioramonti ha consegnato le sue dimissioni scombinate. Nella sua lettera di congedo ha citato lo scrittore Gianni Rodari, il giurista Piero Calamandrei e si è rivolto perfino agli studenti: «Non arrendetevi». Come dice un deputato del M5s: «Si è costruito un'immagine napoleonica di sé. Chiamate gli infermieri». Convinto di essere il nuovo riferimento di tutti gli antagonisti che si oppongono all'asse Di Maio-Casaleggio, al momento ha radunato una pattuglia di 12 pentastellati a cui garantisce: «Diventeremo il partito civetta di Conte». È solo un'altra delle sue. Il premier rivolgendosi al M5s avrebbe assicurato: «Nessun partito con lui. Le sue dimissioni le accettiamo immediatamente. Salvini mi ha rovinato il compleanno e Fioramonti il Natale». E infatti l'unica vera angoscia del gruppo M5s non è aver perso un ministro, ma rischiare di perdere il ministero: «Adesso lo rivendica il Pd. Siamo di fronte a dimissioni capolavoro».

Chi ha avuto il coraggio di processare pubblicamente questo professore di Pretoria è stata Fabiana Dadone, altro ministro 5s alla Pa: «Trovo stucchevole che chi professi coraggio agli elettori poi scappi dalle responsabilità politiche. Se hai coraggio, non scappi». Ad agitare le chat del M5s non è però la tempra di Fioramonti, ma il messaggio che da mesi veicola: smettiamola con i rimborsi e con la quota Casaleggio: «Tre miliardi? Cominciasse lui a restituire i 70 mila euro che ci deve», la frase fatta filtrare. La furia ieri era dunque per i suoi nuovi miliziani, una piccola guarnigione che viene descritta «come la quarta fila del Movimento che non restituisce l'indennità ormai da un anno. Come lui, del resto. Cosa attendono a smentire che faranno un nuovo gruppo?» fa sapere un senatore 5s. La tentazione è quella di chiedere all'ex ministro gli arretrati, ma la paura è che «il processo politico» possa alla fine provocare l'esodo scomposto di tutti gli scontenti. È la combustione che Fioramonti vuole innescare. Da mesi ha smesso di tenere a posto i suoi conti da attivista, da settimane si scaglia contro Davide Casaleggio. «Ma quando si è candidato ha sottoscritto tutte le clausole e senza polemizzare, anzi, aveva avuto anche il coraggio di dire che le scissioni non sono mai auspicabili» gli rimproverano oggi i suoi ex amici. Ha cambiato idea e si è fatto i conti. Oltre il suo desiderio di martirio, per altro ciclico, («Se non mi date un miliardo per l'università me ne vado» frase pronunciata da viceministro nel governo gialloverde), la vera ragione della sua uscita, secondo il M5s, è quella che non ha smesso di ripetere: «Da professore universitario guadagnavo di più. Non riesco a mantenere la mia famiglia». Ed evidentemente quello che riceve non gli basta per praticare la sua alternativa nomade.

Del passaggio di Fioramonti all'Istruzione, prima come vice e poi da ministro, restano infatti i suoi viaggi. Solo a ottobre ha soggiornato a Firenze, Bari, Matera, Taranto, Milano e volato nella sua amata Africa (ha chiesto rimborsi per 6.175 euro). Da vice ha invece fatto tappa a Bucarest e Parigi (1.330 euro), nuovamente Parigi (1.010 euro), Johannesburg (3.595 euro), Buenos Aires (8.693 euro), Vienna (690 euro), Tel Aviv e Gerusalemme (1.509 euro). Senza dubbio un cervello, come si era definito.

Un cervello di andata e ritorno.

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