M5s, ritirata lenta da Roma Nel 2020 a casa Raggi & C.

Casaleggio vuole anticipare la fine della giunta all'anno prossimo. Ma Grillo è ormai insofferente

M5s, ritirata lenta da Roma Nel 2020 a casa Raggi & C.

Prima viene l'imbarazzo, poi segue il terrore e infine il dolore. E infatti qualcuno si spinge a dire l'indicibile, che il comico che fa ridere avrebbe voluto liberarsi e piangere nascosto dal sipario e protetto dalla sua tenda: «Non mi ha ferito, ha fatto di più. Mi ha tradito». Non appena la notizia dell'arresto del presidente del consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito, è arrivata a Beppe Grillo c'è chi assicura di averlo visto sbiancare e subito dopo allontanare tutti: «Vi prego, lasciatemi solo».

Mentre il M5s prova a minimizzare la sporcizia di Roma, a Genova si consuma il dramma di Grillo che di De Vito era amico, («Gli volevo davvero bene»), al punto che lo avrebbe preferito sindaco al posto di Virginia Raggi. E invece a Grillo rimane il vecchio amico in cella e Raggi in Campidoglio che è un guaio diverso ma sempre un guaio. A Milano, Davide Casaleggio dice: «Anche oggi da Roma belle notizie». A Roma, a Palazzo Chigi, Di Maio pensa: «Meglio scappare a Pechino che rimanere qui». La verità è che i fondatori, Grillo e Casaleggio, se solo potessero si libererebbero di Roma e di Raggi come già Matteo Renzi aveva fatto con Ignazio Marino senza bisogno di un voto sulla piattaforma Rousseau ma spedendo i consiglieri comunali dal notaio, «ma questi non li puoi mandare neppure dal notaio» pensano entrambi. E così sono costretti a tenersi sia la città con le sue buche che la Raggi con i suoi assessori, segretari, consiglieri infidi e trafficanti su cui non hanno mai contato ma che non sono riusciti mai a commissariare.

Vista da Genova e da Milano, vista da Grillo e Casaleggio, Roma sembra eterna nella sua irredimibilità: «Se anche De Vito si è fatto corrompere, non rimane che sbaraccare. Il problema è che neppure si può». Per una volta sia Grillo e Casaleggio sono d'accordo che la ritirata da Roma è un'operazione che va preparata più della conquista e che la Capitale sia stata la più grande sciagura occorsa. Ma come fare? Di Maio ha chiesto a Casaleggio: «Che facciamo, ce ne liberiamo adesso?». Casaleggio ha risposto a Di Maio: «Ce la teniamo. Per il momento». Per confondere e dissimulare, Grillo si limita quindi a condividere i post della Raggi che scrive: «Noi rispondiamo con fermezza a chi prova infettare l'amministrazione con pratiche illegali», mentre Casaleggio ogni volta che qualcuno gli chiede come vada a Roma replica: «Benissimo. Io vivo a Milano».

All'interno del M5s intanto tutti temono che la rete a strascico delle intercettazioni possa coinvolgere qualche altro esponente del M5s e dunque costringere ad accelerare il piano. Come sempre avviene nella tempesta, Casaleggio è rimasto il più calmo: «Negli scacchi vince sempre chi ragiona». Grillo invece non ce la fa. Vuole parlare. L'occasione migliore è il palcoscenico. E mancano pochi giorni. Lo potrebbe fare il 27 marzo quando il tour «Insomnia Ora dormo» farà tappa a San Marino. Fuori dai confini italiani, Grillo tenterà l'autoanalisi, racconterà l'amarezza ma proverà a confinare l'arresto di De Vito, rimpicciolirlo, insomma a sostenere che «noi li cacciamo, gli altri se li tengono». Non ci crede neppure lui ma dovrà fare di tutto per convincere e convincersi.

E poi c'è sempre la Cina.

I parlamentari del M5s hanno staccato i telefoni, non rilasciano dichiarazioni se non sulla Via della Seta. Si sentono tutti Marco Polo per non commentare cosa accade a pochi passi dalla statua del Marco Aurelio. A Roma, Grillo e Casaleggio hanno deciso che non si voterà almeno prima del 2020. «Se ci arriviamo».

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