M5s, tutti contro Conte che frena sui ballottaggi. Bruciati 500mila voti

Il diktat del leader: si parla solo di Napoli. Raggi ringrazia "Dibba". L'ira della Sganga

M5s, tutti contro Conte che frena sui ballottaggi. Bruciati 500mila voti

«Mi raccomando, si parla solo di Napoli». Al risveglio dopo la batosta delle Comunali i parlamentari del M5s si sono ritrovati il diktat su WhatsApp. Risolto il down dei social di Mark Zuckerberg, al mattino la «narrativa contiana» si diffonde attraverso i cellulari. È un tentativo di tacitare gli animi dei gruppi di Camera e Senato, «devastati» all'indomani della sconfitta elettorale. Eppure Giuseppe Conte insiste con il trionfo di Gaetano Manfredi. «Manfredi non è del Pd, l'ha scelto Conte», dettano la linea in chat gli uomini vicini all'avvocato di Volturara Appula. Ma brucia il quadretto di lunedì sera. L'ex premier a brindare a Napoli, Virginia Raggi da sola a battagliare nel suo quartier generale con un manipolo di parlamentari alle sue spalle. Valentina Sganga, candidata a Torino, abbandonata a se stessa. «Conte non ha detto una parola nemmeno su Milano, dove la candidata sua e di Marco Travaglio ha preso meno del 3%», si sfoga un deputato con Il Giornale. Così il più amato dagli italiani e dalle italiane, il leader popolare che riempie le piazze, evita di mettere la faccia dove perde. Raggi chiama Enrico Michetti quasi a provocare e Sganga non perde tempo. «Conte? Non l'ho sentito e mi è dispiaciuta la presenza solo a Napoli, bisogna metterci la faccia anche dove si perde», spiega la grillina torinese. L'ex sindaca di Roma in un lungo post ribadisce i concetti della conferenza stampa di venerdì, annuncia «una riflessione» sui risultati in programma nei prossimi giorni, si mantiene equidistante da Gualtieri e Michetti e ringrazia Alessandro Di Battista.

La realtà è che il M5s ha bruciato più di 476mila voti rispetto al primo turno del 2016 e ha perso in media quasi l'84% dei consensi delle Politiche del 2018. A Milano è passato dal 17,9% di tre anni fa al 2,7%, a Roma dal 31,6% al 11%, a Napoli dal 52,4% al 9,7%, in Calabria dal 43,3% al 6,4%, a Trieste dal 24,5% al 3,6% e a Bologna dal 21,5 al 3,4%. Basta fare due conti per arrivare alla conclusione che il centrosinistra a Napoli e a Bologna avrebbe vinto anche senza i voti dei Cinque stelle. Però Conte è intenzionato ad andare avanti con il Pd. Anche se non sa ancora bene come sbrogliare la situazione ai ballottaggi, soprattutto a Roma e Torino. Da Carbonia, in Sardegna, Conte manda un avvertimento a Raggi, che ha già annunciato di non voler dare indicazioni di voto. «È finita la stagione in cui si andava orgogliosamente da soli», dice. E su Roberto Gualtieri: «Per Gualtieri ci ragioneremo, è una persona di valore ma in questo momento è prematuro». Un endorsement ufficiale per il candidato del centrosinistra potrebbe far esplodere il M5s. Dall'altro lato l'ex premier qualcosa dovrà pur fare, magari un'intervista benevola a pochi giorni dal secondo turno.

Il Movimento è una pentola a pressione. Sergio Battelli, deputato e presidente della commissione Affari europei di Montecitorio, è critico. «Credo che dovremmo procedere scrollandoci di dosso un'autoreferenzialità che ci fa godere solo per le piazze piene ma non porta da nessuna parte», spiega all'Adnkronos. Cita il Pietro Nenni delle «Piazze piene, urne vuote» e avverte sul Quirinale. «Conte cominci a coinvolgere anche i gruppi parlamentari e credo sia arrivato il momento di puntare su una figura femminile», smonta l'ipotesi Draghi che porterebbe alle urne anticipate. Un altro deputato, a taccuini chiusi, è più esplicito: «Sul Quirinale i parlamentari nel segreto dell'urna faranno il dito medio a Conte». Nei gruppi si chiedono dove siano finiti i consensi dell'ex avvocato del popolo, che per i sondaggi è ancora uno dei leader più amati. «I suoi voti sono andati al Pd», la risposta. L'ex ministro Vincenzo Spadafora vuole un confronto tra Conte e i parlamentari e chiede, come Battelli, che vengano nominati gli organi interni del M5s.

Di Maio scrive un lungo post di sostegno alla Raggi e sottolinea: «Rimarrai una figura preziosa per la nostra comunità». Di Battista spara a zero sulla strategia di allearsi con il Pd. «Erano francescani, oggi sono franceschini», conclude riferendosi ai suoi ex compagni di partito.

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