Il M5S «rottama» la democrazia diretta. I paladini della partecipazione attiva temono il referendum (soprattutto l'esito) sul Tav. Si, proprio loro: il movimento che in Parlamento si batte per l'introduzione del referendum propositivo e la cancellazione dei quorum prova a evitare il voto delle comunità locali sulla scelta di continuare o meno i lavori per la linea dell'Alta velocità Torino-Lione. Perché ai grillini piace segnare a porta vuota. Vincere le partite senza avversario. Insomma, partecipare a competizioni dall'esito scontato. Quando, invece, i segnali non sono positivi (per loro), meglio non dare la parola al popolo. L'obiettivo è silenziare la piazza si Tav, che si è ritrovata sabato a Torino, spedendo un segnale chiaro in vista del referendum. E pur di non prendere uno schiaffo, libero e popolare, dei cittadini, il M5S vuole affossare il referendum. Diventando il nemico numero uno della democrazia diretta. Ieri, contro il voto popolare sono scesi in campo i big del Movimento: dal presidente della Camera Roberto Fico al vicepremier Luigi di Maio Dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, Fico indica la rotta ai Cinque stelle: «Il M5s è costituzionalmente contrario a quest'opera. Ricordo che la prima riunione nazionale dei meetup venne fatta nel 2005 a Torino, per unirsi alla protesta dei No Tav. Il sì al referendum sarebbe un grande problema. In questi 14 anni non è mai stata ventilata una posizione del genere. Il Movimento si era preso la responsabilità di annullare l' opera, in quanto la riteneva un' involuzione e non un progresso dopo aver analizzato di tutto e di più sul Tav. La Lega, i cittadini, gli imprenditori, le associazioni, le altre forze politiche spingono per il referendum. «Bisognerebbe innanzitutto chiarire di che tipo di referendum parliamo - aggiunge Fico - E comunque per la Costituzione per indirne uno servono 500mila firme, e se accadesse non avrei nulla da dire. Piuttosto avrei da dire se il Movimento appoggiasse un referendum sul Tav, questione che non ha mai lontanamente posto». In serata, da Strasburgo, arriva la sponda (per la prima d'accordo su un tema) del capo politico Di Maio: «Non ho ancora capito come lo si voglia celebrare, questo referendum sull'Alta velocità ferroviaria Torino-Lione. Con quali firme, in quale sede, comunale, regionale....non ho ancora capito tutto questo. L'unica cosa che so è che c'è un'analisi costi-benefici che, se ci dirà che non sta in piedi, non si fa».
E si schiera contro il voto dei cittadini anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Personalmente su questa vicenda sarei contrario, ma questa è un'opinione personale». Per i Cinque stelle non decidono i cittadini ma il professore Marco Ponti che ha curato l'analisi costi benefici sulla Tav.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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