Macron perde pezzi. Via anche De Rugy, il "ministro-aragosta"

Lascia dopo il caso delle cene con fondi pubblici. Il partito lo scarica

Macron perde pezzi. Via anche De Rugy, il "ministro-aragosta"

Ucciso (politicamente) da un'aragosta. Forse, più d'una. François De Rugy, il ministro dell'Ecologia francese già presidente dell'Assemblea nazionale e fedelissimo di Emmanuel Macron, annuncia le dimissioni dopo sei giorni di processo mediatico. Cede di fronte all'esercito agguerrito di crostacei che si vendicano per essere stati cucinati ed esibiti a spese dei contribuenti. Ricomparsi in fotografia su tutti i telegiornali, da mercoledì scorso hanno permesso ai quotidiani di indagare sulle pseudo-cene di lavoro in Assemblée pagate con soldi pubblici. Vini costosi, crostacei e porzioni luculliane «offerte» anche a moglie, amici e parenti quando De Rugy presiedeva la Camera.

Dopo sei giorni di pressione mediatica, l'Eliseo perde dunque un altro alfiere. Macron accetta le dimissioni «affinché possa difendersi liberamente e pienamente». Di fatto, scaricato. Dopo lo scandalo Benalla dell'estate scorsa, il capo dello Stato evita di tirare per le lunghe il nuovo affaire. È stato vicino al suo ministro parlando polemicamente di «Repubblica della delazione». Ma il fine settimana ha cambiato le cose, perché il suo stesso partito - anche in assenza di procedimenti giudiziari - si è mostrato meno garantista di quanto non si aspettasse. Secondo BfmTv, una raccolta di firme a supporto del 45enne ministro dell'Ecologia è stata fallimentare: cestinata in meno di 48 ore per mancanza di adesioni. Carta straccia.

Arricchito da molteplici rivelazioni, il caso dell'ecologista a cui i media contestano anche la ristrutturazione del suo appartamento ministeriale con fondi pubblici (63mila euro + 17mila per un armadio guardaroba) doveva chiudersi con una vox populi parlamentare promossa da En Marche e dallo stesso Macron, che supportasse la versione trasmessa dal gabinetto del ministro: erano cene di lavoro, quindi giustificate. Ma il tentativo di salvataggio dalla gogna mediatica è stato un «flop». «C'erano meno di 40 adesioni su 304 deputati di En Marche», dice un eletto.

Quasi inevitabili le dimissioni. BfmTv pubblica anche il testo della petizione ritirata: «Dietro l'inondazione di attacchi che ha subito de Rugy, non c'è solo l'onore di un uomo in gioco, c'è anche una certa concezione della democrazia». Intanto l'ambientalista passato con Macron nel 2017 parla di «linciaggio mediatico» annunciando querela per il magazine Mediapart, reo di aver pubblicato per primo le fotografie con moglie, amici, parenti e qualche accademico nei locali della Camera.

Il giornale risponde: «L'informazione è stata più forte della comunicazione». Macron ora è costretto a cercarsi un altro ministro dell'Ecologia, dopo le dimissioni dello scorso agosto del popolarissimo Nicolas Hulot, che per ragioni di purezza programmatica se ne andò sbattendo la porta.

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