Un paio di volte l'ha scampata. Dei 17 mesi alla guida dell'Agenzia delle entrate gli ultimi sono stati i più turbolenti per Rossella Orlandi. E i prossimi due si preannunciano di fuoco. La 59enne dirigente toscana, prima nella squadra dei Visco boys , poi tra gli assidui della Leopolda renziana, appare isolata. Messa nel mirino dalla politica, Scelta civica su tutti con il sottosegretario Enrico Zanetti che ne ha chiesto ufficialmente la testa. E lasciata sola pure dal governo, con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che l'ha difesa pubblicamente sempre in modo timido e mai troppo convinto. E il premier Matteo Renzi che tace.
I panni sporchi sono stesi in piazza, con tecnici e politici che si scannano a favore di telecamere. L'innalzamento della soglia del contante a 3mila euro, osteggiatissimo dalla Orlandi e fortemente voluto da Ncd. I concorsi interni per i dirigenti che servono a sanare le posizioni dei 767 appiedati dalla Consulta. La riforma del catasto pronta da mesi e usata dal governo sono nelle ultime ore. E adesso il diktat sulla voluntary disclosure : l'operazione per il rientro dei capitali dall'estero. Su questo terreno la Orlandi, e l'Agenzia tutta, si gioca il futuro. La maggioranza ha stilato una tabella precisa: a dicembre devono entrare in cassa 1,9 miliardi per non far scattare le clausole di salvaguardia nel 2016. La direttrice, come un allenatore in crisi di risultati, si gioca la panchina. L'Agenzia qualcosa di più: l'autonomia dalla politica.
Nonostante gli attacchi la Orlandi sta facendo scudo ai suoi uomini, riconoscendone i meriti: «Le agenzie fiscali rischiano di morire, rimangono in piedi solo per la dignità delle persone che ci lavorano» il suo grido di dolore non più di 20 giorni fa. La frase che ha fatto imbestialire Zanetti, arrivato a pretendere l'allontanamento della numero uno, all'interno dell'Agenzia è servita per ricompattare gli oltre 40mila dipendenti. Un fronte che appare spaccato in più frange, quasi in una guerra per bande. Al centro di tutto la sentenza della Consulta che ha dichiarato decaduti i 767 «incaricati», declassandoli a funzionari perché non passati attraverso un concorso. Decine e decine di uffici sono rimasti senza guida, 767 persone si sono ritrovate a lavorare con le stesse deleghe di prima, ma senza indennità. Sostanzialmente a guidare un team per 1.500 euro al mese. I più rapidi si sono messi su piazza: fuga di massa verso i grossi studi di commercialisti e le multinazionali di revisione contabile. Tanti altri sono rimasti al loro posto, «per dignità» dice la Orlandi, e hanno presentato ricorso alla Corte di giustizia europea attraverso lo stesso legale che ha fatto condannare l'Italia per la vicenda dei precari della scuola.
La direttrice, in cerca di una soluzione il più possibile rapida e indolore, ha indetto concorsi interni (quindi con possibilità di scelta dell'Agenzia) per garantire una promozione ai «decaduti» più meritevoli, che infatti hanno già superato gli scritti. Ma Scelta civica sembra nuovamente di traverso: ieri Zanetti e i suoi hanno avuto un vertice con Padoan e Renzi proprio sull'Agenzia delle entrate. Questa la sentenza finale del sottosegretario: «Il principio di selezioni interne trasparenti per le Pos e le Pot (posizioni speciali e temporanee) e di concorsi pubblici per gli incarichi dirigenziali non dovrà essere messo in discussione». Esattamente il contrario della linea Orlandi: selezioni aperte a tutti, sulla stessa lunghezza d'onda dei maggiori sindacati di categoria: Dirpublica e Flp. Così chi svolge un incarico da anni si può vedere scavalcato da un esterno, magari neo laureato, che deve calarsi in una realtà completamente differente.
Non l'ideale per una struttura che si riorganizza rapidamente e deve produrre risultati a tutti i costi. I recenti attestati di stima di Bankitalia e Ocse non basteranno alla direttrice. Ma se riuscirà a scavalcare l'asticella dei 2 miliardi dalla voluntary discoslure , allora forse potrà godersi il panettone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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