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Di Maio è accerchiato e Di Battista già scalpita: pronto l'avviso di sfratto

L'ex onorevole: «Marea di errori». Paragone: serve un leader h24. E Luigi pensa all'addio

Di Maio è accerchiato e Di Battista già scalpita:  pronto l'avviso di sfratto

T riste, solitario y final. Luigi Di Maio, il capo politico assediato, sta schizzando come una pallina da flipper in balia delle correnti del M5s. Lunedì il vertice al Mise, ieri pomeriggio l'incontro a Milano con il garante Beppe Grillo e Davide Casaleggio, presidente dell'Associazione Rousseau, annunciato dai rumors e poi saltato. Oggi la resa dei conti con il gruppo parlamentare in rivolta. Tutto mentre la pressione intorno al vicepremier grillino si fa sempre più alta.

All'indomani del vertice al ministero è partito l'attacco concentrico, volto a sabotare l'attuale leadership del Movimento. Carla Ruocco, presidente della Commissione Finanze alla Camera, in un'intervista al Messaggero ha messo in discussione apertamente il ruolo di Di Maio: «Siamo caduti anche noi come altri prima di noi nella trappola dell'uomo solo al comando che è antitetico al Dna del Movimento», ha spiegato. Ruocco ha anche messo in campo l'ipotesi di staccare la spina al governo, scongiurata durante il vertice di lunedì al Mise, parlando di un M5s che può essere al servizio del Paese anche dall'opposizione.

È proprio la Ruocco, considerata vicina a Beppe Grillo, il bersaglio principale delle critiche di alcuni parlamentari amici del capo politico. L'inner circle non ha gradito l'uscita, proprio alla vigilia dell'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari, che dovrebbe essere in programma per oggi alle 20. Ma ormai sembra che attorno a Di Maio si sia scatenato un effetto domino, non arginabile con la proposta di un direttorio bis, allargato a tutte le «correnti». Ed ecco l'uno-due, arrivato da due parlamentari «indipendenti». Il giornalista Primo Di Nicola, vicecapogruppo al Senato, si è dimesso dalla sua carica con un post su Facebook: «Decisione necessaria alla luce anche delle cose che ci siamo detti in tanti incontri e assemblee». Quindi la richiesta di dimissioni: «Mettere a disposizione del Movimento gli incarichi. È l'unico modo che conosco per favorire una discussione autenticamente democratica su quello che siamo e dove vogliamo andare». Gli ha fatto eco Gianluigi Paragone, senatore anche lui ex giornalista: «Per me la generosità di Luigi Di Maio di mettere insieme tre, quattro incarichi in qualche modo deve essere rivista, perché il Movimento per ripartire ha bisogno di una leadership politica h24». In serata è l'ex parlamentare Alessandro Di Battista a «congiurare» contro il capo politico: «Quando ci sono risultati così brutti vuol dire che tutti abbiamo sbagliato una marea di cose. Questa è stata la sconfitta peggiore del M5s. Di fronte a questa scoppola bisogna ragionare, dal punto di vista politico c'è stata una subalternità alla Lega. C'è da ricostruire una identità». Poi la sfida al Carroccio: «Se condannato Rixi deve lasciare». Parole che confermano le voci di un Dibba pronto a rivestire un ruolo di primo piano nel direttorio bis.

Stefano Buffagni, sottosegretario agli Affari regionali, è stato più diplomatico, e ha detto che delle eventuali dimissioni di Di Maio se ne discuterà nell'assemblea di oggi. L'esponente di governo, vicino al capo politico, in alcuni colloqui privati avrebbe però sottolineato la necessità di un cambio di passo.

Alla vigilia di quella che si annuncia come una resa dei conti, emerge un'ulteriore grana per Di Maio. Ovvero la paura di una serie di defezioni di deputati e senatori che sono pronti a lasciare il M5s se non soddisfatti dalla nuova organizzazione interna, che, in ogni caso, vedrebbe ridimensionato l'attuale leader. Tanto che alcune indiscrezioni provenienti dal gruppo grillino al Senato, circolate nel pomeriggio di ieri, vedevano un Di Maio pronto a dimettersi. Goffa la smentita di un senatore: «Non mi risulta...

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