Di Maio e la libertà di stampa: il Consiglio d'Europa lo bastona

Il dossier "Libertà d'espressione nel 2018" a opera del Consiglio d'Europa critica il vicepremier del Movimento 5 Stelle in rapporto alla libertà di stampa

Di Maio e la libertà di stampa: il Consiglio d'Europa lo bastona

Il Consiglio d'Europa tira le orecchie a Luigi Di Maio in materia di libertà di stampa. Già, nel rapporto Libertà d'espressione nel 2018 redatta dall’organizzazione comunitaria, si legge di"pressioni finanziarie, favoritismo e altre forme di manipolazione dei media possono essere museruole insidiose e sono sempre più usate da politici di ogni colore. In Italia il vice primo-ministro e leader del Movimento 5 Stelle ha chiesto alle imprese di proprietà statale di smettere di fare pubblicità sui giornali e ha annunciato piani per una riduzione dei contributi pubblici indiretti ai media nel bilancio 2019".

Nel dossier, che passa ai "raggi X" lo stato di salute della libertà di stampa nei 47 Paesi Membri, viene ricordato anche un episodio del novembre 2018, sempre con Di Maio protagonista in negativo: "Pubblicò un post sui social media che conteneva insulti ai giornalisti italiani e chiedeva nuove restrizioni legali agli editori".

La relazione è stata diffusa alla vigilia della Giornata mondiale della libertà di stampa del 3 maggio dal Servizio della società dell'informazione del Consiglio d'Europa e individua, per l'appunto, le principali minacce alla libertà d'espressione in Europa nel corso dell'anno passato, e tutte quelle contromisure che i governi dovrebbero avviare per contrastarle.

Inoltre, il report solleva una serie di preoccupazioni riguardanti l'aumento della violenza e delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti e ricorda l'omicidio di due reporter che indagavano attivamente su casi di corruzione e criminalità organizzata.

I crescenti attacchi verbali e la legislazione restrittiva che le Ong devono affrontare in alcuni Paesi sono anch'essi motivo di preoccupazione, sottilinea il Consiglio d'Europa, così come la diffusione della disinformazione attraverso i media e i canali online e l'impatto negativo della rivoluzione digitale sulla sostenibilità finanziaria del giornalismo investigativo e di qualità.

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